2013-11-29 13:52:48

Stop dell'Ucraina alla firma dell'accordo di partenariato con l'Ue


Al vertice sul partenariato orientale di Vilnius, in Lituania, l'Unione Europea ha firmato accordi di associazione con la Georgia e la Moldavia, ma non con l’Ucraina. Kiev, già nei giorni scorsi, aveva annunciato il proprio rifiuto adducendo motivi economici, dopo che la Russia aveva minacciato misure protezioniste per impedire l'accesso dei prodotti ucraini al suo mercato. Il presidente Viktor Yanukovich ha assicurato però un accordo di "associazione" con l'Ue nel "prossimo futuro". Nel frattempo in Ucraina è scattata la protesta di piazza per chiedere la prosecuzione dell’integrazione nell’Ue. Sui nodi che hanno impedito la firma dell’intesa tra Bruxelles e Kiev, ascoltiamo Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di area ex sovietica, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – L’intesa è saltata perché la questione dei rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina è una questione complessa, in quanto complessi a loro volta sono i rapporti tra l’Ucraina e la Russia. Basti pensare che l’Ucraina ha 4.600 chilometri di confine terrestre e, di questi, 1.600 sono con la Russia. Mosca vale il 22% sia per quanto riguarda le esportazioni dell’Ucraina, sia per quanto riguarda le importazioni. Kiev dipende dalla Russia quasi interamente per il rifornimento energetico. Insomma, in realtà i rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina possono essere costruiti e risolti quando saranno costruiti e risolti i rapporti tra l’Unione Europea e la Russia.

D. – Che interessi ha al momento il presidente ucraino Yanukovich?

R. – Il presidente Yanukovich ha sostanzialmente l’interesse di alzare il prezzo della propria adesione, della propria partecipazione, sia nei confronti dell’Unione Europea sia nei confronti della Russia. In questo momento c’è una specie di asta per quanto riguarda l’affiliazione dell’Ucraina. E l’Ucraina, che non versa in buone acque, tutt’altro, ha in questo momento l’interesse a concedersi poco e con riluttanza a chiunque.

D. – Eppure, ancora una volta, la piazza in Ucraina chiede un’altra cosa…

R. – Sì, la piazza in Ucraina chiede un’altra cosa. Bisogna fare attenzione, però: Yanukovich è Presidente detestato dalla stessa parte dell’Ucraina che oggi scende in piazza, ma appoggiato da un’altra parte dell’Ucraina, che evidentemente ha avuto i numeri per eleggerlo. L’Ucraina è un Paese diviso in due, sostanzialmente lungo il corso del fiume Dnepr. A est c’è un’Ucraina che - per ragioni linguistiche, culturali, storiche, economiche, per la parte delle miniere, delle industrie pesanti e così via - gravita comunque, almeno sentimentalmente, verso Mosca. Ad ovest c’è una parte che ha un’altra impostazione economica, un’altra vivacità, un’altra tradizione etnica e culturale e guarda verso l’Occidente e verso l’Europa.

D. – E, in questo quadro, che peso ha la figura della Timoshenko?

R. – La Timoshenko è sicuramente una figura simbolo. Di certo simboleggia un’istanza di autonomia, di indipendenza e addirittura, potremmo dire, di ostilità nei confronti di Mosca. Simboleggia, però, anche una stagione, che è quella dei governi succedutesi alla cosiddetta Rivoluzione Arancione, che è stata tutt’altro che felice per l’Ucraina. E poi - mi si consenta questa piccola provocazione - non credo che sia stata una mossa molto lungimirante, da parte dell’Unione Europea, quella di condizionare l’adesione dell’Ucraina alla liberazione della Timoshenko: così ha dato alle forze più conservatrici ucraine un’ottima scusa per rifiutare e in secondo luogo ciò è palesemente un’ingerenza negli affari interni di un altro Paese e una scelta di un fronte politico, perché, appunto, la Timoshenko è molto ben caratterizzata dal punto di vista politico.







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