Grecia: l'arcivescovo di Atene teme una vasta rivolta sociale
“Dal suo ingresso in Europa, in Grecia sono transitati tantissimi soldi che dovevano
servire a costruire infrastrutture e a far crescere il Paese e la sua gente. Invece
una buona parte di questi sono finiti nelle tasche dei politici, depositati in conti
in Svizzera. Oggi temo una vasta rivolta sociale”. Non usa mezzi termini mons. Nikolaos
Foscolos, arcivescovo cattolico di Atene, per commentare all'agenzia Sir la situazione
in Grecia intorno alla quale, proprio in queste ore, è scontro tra Ocse e la troika
composta da Fmi, Bce e Ue. Per l’Organizzazione internazionale con sede a Parigi il
debito greco (oggi al 176% del Pil) scenderà al 160% nel 2020 e non al 124% come prevede
ottimisticamente la Troika. Un mancato risultato che richiederebbe un intervento ulteriore
per ridurlo. “Per il Paese non si è fatto nulla - incalza l’arcivescovo - eccetto
che per le Olimpiadi che sono costate e costeranno ancora alla popolazione. La corruzione
è dilagante. Entro il prossimo anno dovranno essere licenziati migliaia d’impiegati
pubblici che erano stati assunti in modo clientelare”. Lo stesso Governo è limitato
nella sua azione, perché, spiega mons. Foscolos, “le decisioni assunte non hanno alcun
valore se non corrispondono alle indicazioni della Troika. Ciò che è paradossale -
aggiunge - è che gli stessi partiti, gli stessi politici che hanno affossato il Paese,
ora sono quelli che lo devono far rialzare. Non vedo un’uscita in tempi più o meno
brevi a questa crisi, anzi temo una vasta rivolta sociale”. (R.P.)