Aids. Rapporto Unicef: 850 mila contagi evitati ma è allarme per gli adolescenti
Alla vigilia della Giornata internazionale contro l’Aids è l’Unicef a pubblicare il
nuovo rapporto “Towards an Aids free generation” con cifre relative alla diffusione
del virus dell’Hiv nel mondo e i grandi progressi fatti nella prevenzione della trasmissione
materno-infantile; mentre ancora resta l’allarme per gli adolescenti. Dai ricercatori
italiani e svedesi arriva poi una buona notizia: al Bambin Gesù di Roma è stato sperimentato
il primo vaccino pediatrico terapeutico contro il virus. Cecilia Seppia:
Il numero dei
bimbi contagiati dall’Hiv, perché nati da madri sieropositive continua a diminuire
e dal 2005 ad oggi sono oltre 850 mila le infezioni scongiurate, merito dei farmaci
antiretrovirali vero, ma anche di servizi mirati e campagne di sensibilizzazione che
hanno avuto maggior successo in Paesi ad alta presenza del virus come quelli dell’Africa
sub Sahariana. Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia:
“Oggi,
anche se una donna è incinta ed è sieropositiva non significa che il suo bambino debba
avere poi lo stesso destino e che lei non possa condurre una vita sana. Quindi, possiamo
dire che la situazione, in alcuni Paesi, ad alta presenza di Hiv, come l’Africa sub
Sahariana, hanno registrato davvero dei miglioramenti. Ne cito soltanto alcuni. Tra
il 2009 e il 2012 i nuovi contagi fra bambini sono diminuiti del 76% in Ghana, del
58% in Namibia, del 55% in Zimbabwe. Insomma, sono dati questi che, a guardarli qualche
anno fa, sembravano irraggiungibili”.
Se il trend sui più piccoli fa ben
sperare, per una vita libera dall’HIV preoccupa invece quello sugli adolescenti. Nella
fascia dai 10 ai 19 anni infatti, le morti legate all’Aids sono aumentate del 50%
passando, dal 2005 al 2012, da 71 mila a 110 mila casi; mentre sono circa 2,1 milioni
i ragazzi che ad oggi si trovano a combattere con questa malattia. Cosa fare allora,
dove concentrare gli sforzi? Ancora Andrea Iacomini
“Dobbiamo aumentare
il numero di interventi ad alto impatto, cercando di utilizzare un approccio integrato,
proprio per evitare nuovi contagi, specialmente fra gli adolescenti. Raggiungere tutti
non è facile. Nel Rapporto si parla di una generazione libera dall’Aids, in cui i
bambini nascono liberi e lo saranno per sempre. Questo vuol dire accesso alle cure
e che la salute e il benessere delle donne, soprattutto, devono essere al centro delle
risposte, che vengono date all’Aids. Per raggiungere, quindi, questo obiettivo c’è
bisogno di nuovi e semplificati trattamenti antiretrovirali. Ci sono maggiori opportunità
per curare le donne affette da Hiv, grazie proprio a questi trattamenti, durante la
gravidanza, il parto e l’allattamento. Naturalmente questa cura, di cui ho parlato,
comporta l’assunzione di una compressa al giorno. Niente, dunque, di così complesso,
naturalmente. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che proprio le innovazioni e i nuovi
modi di lavorare rendono i test e le cure sempre più accessibili, efficaci ed efficienti.
La
cura e l’attenzione alle mamme continua ad essere la priorità per l’Unicef e per altre
Ong che operano per debellare questa piaga; intanto però dai ricercatori italiani
e svedesi arriva una risposta significativa alla malattia: la messa a punto del primo
vaccino pediatrico terapeutico contro l’Hiv testato con successo al Bambin Gesù di
Roma. Obiettivo – spiega il dottor Paolo Palma immunoinfettivologo dell’ospedale
romano è arrivare alla sospensione dei farmaci:
R. - Parliamo di un vaccino
terapeutico “Adn”, che ha lo scopo di educare il sistema immunitario di un bambino
già infetto a riconoscere il virus e a controllare la replicazione del virus con le
proprie forze, senza l’ausilio della terapia. L’obiettivo finale sarebbe, intanto,
la sospensione dei farmaci - il primo punto – ma bisogna vedere quanto tempo un soggetto
vaccinato riesce a reggere, senza terapia antiretrovirale, e quanto tempo riesce a
mantenere queste risposte protettive, che permettono il controllo del virus. D.
– Gli effetti benefici sui piccoli pazienti offerti da questo vaccino sono tanti…Innanzitutto
si riduce il rischio dei fallimenti dovuti alla non costanza della terapia ordinaria,
ma c’è anche una riduzione dei costi che non va sottovalutata, sia per le famiglie
sia per i sistemi sanitari nazionali?
R. – Assolutamente sì. Là dove viene
sospeso un farmaco si ha una riduzione dei costi perchè naturalmente ogni farmaco
ha un costo. In particolar modo, è stato calcolato che un soggetto con infezione da
Hiv costa ai sistemi sanitari nazionali una media di 13 mila-14 mila euro l’anno.
Naturalmente questi costi sono dovuti allo stato attuale dell’arte, che prevede che
un soggetto con infezione da Hiv si curi tutti i giorni. In Italia è possibile, grazie
proprio al sistema sanitario nazionale, accedere alla terapia in maniera totalmente
gratuita, così come è possibile accedere al counseling e alla prevenzione. Esistono
però, Paesi – il Terzo Mondo, ma anche Paesi civilizzati – in cui la terapia antiretrovirale
viene passata solamente a coloro che hanno l’assicurazione adeguata, in cui appunto
la terapia è a pagamento e l’accesso alla terapia naturalmente viene spesso non garantito
soprattutto per le popolazioni pediatriche. In questi casi ecco, si ridurrebbero notevolmente
i costi per le famiglie.