2013-11-28 08:29:13

Vilnius: l'economia europea riparte dalla piccola e media impresa


A Vilnius, nei giorni scorsi, si è tenuta l’Assemblea delle Piccole e Medie imprese europee (Pmi). Delegati dai 28 Paesi dell’Ue hanno fatto il punto sulla tenuta delle Pmi, che rappresentano il 99% dell’economia del Vecchio continente. Presentati anche i risultati annuali delle “missioni per la crescita”, veri e propri viaggi organizzati dalla Commissione Europea per mettere in contatto gli industriali europei con i Paesi in via di sviluppo. Giuseppe Pezzini, imprenditore italiano nell’ambito tessile, ci racconta la sua esperienza. L’intervista è del nostro inviato a Vilnius, Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

R. - Prima di tutto, il format di questo tipo di missione è molto pratico, pragmatico, concreto, parla il linguaggio dell’imprenditore. E questo è molto importante perché non viaggiamo con dei politici che fanno discorsi che noi imprenditori facciamo fatica a seguire durante queste missioni. Secondo, si incontrano gli altissimi livelli del Paese ospitante; quindi dai ministri, ad altissimi livelli delle istituzioni. Per una piccola azienda, arrivare a questo livello di contatto, è quasi impossibile. E questo torna poi utile nel momento in cui si ha bisogno di assistenza in cui vuoi sviluppare. Terzo, il mix dei partecipanti a queste riunioni, a queste missioni: è un mix tra piccole e grandi multinazionali europee. Non possiamo nascondere che noi piccoli siamo i migliori alleati delle multinazionali, non possiamo nascondere che le multinazionali, per quanto il 99 percento delle aziende sia magari di piccola dimensione, sono quelle che ci danno attraverso l’outsourcing dei loro progetti speciali - presso di noi che siamo piccoli e flessibili - tanto lavoro. Quindi il fatto di essere insieme alle multinazionali, prima di tutto, ti fa prendere due piccioni con una fava, come si dice. Il primo, essere rappresentati in una missione molto importante- e quindi presso il Paese che ti interessa -; il secondo, cogliere delle opportunità di business all’interno del tuo stesso territorio.

D. - Lei non ha esternalizzato il prodotto, ma ha cercato un vero e proprio link con il territorio dicendo: “Guardate, noi vi esportiamo anche quelle che sono le nostre norme di sicurezza, il nostro agire sociale; tutta la cultura europea”.

R. - Esatto. Visitando queste controparti e parlando con loro ai massimi livelli - qui è stato strategico il ruolo della commissione - emergevano i loro bisogni, ed emergeva anche il grande - mi riferisco ad esempio al Brasile - gap che c’è con la nostra cultura sociale. Pensiamo all’Art. 3 del Trattato di Lisbona:”… Noi siamo un’economia sociale di mercato ..”, l’unica società che ha all’interno del suo atto costitutivo il temine “sociale”. Quindi intendo dire, noi scopriamo che queste società che sono emergenti - stiamo correndo tutti là a vendere nei mercati emergenti - alla fine sono poveri di cultura sociale, di cultura ambientale, di tutti quei valori che noi in Europa abbiamo fortemente elaborato. E questo emerge nelle riunioni. Quindi ho cambiato il mio approccio e ho detto: “Se invece di cercare di vendere un prodotto in un Paese - che per esempio, tornando al caso del Brasile, è quasi impossibile vendere per via del suo protezionismo molto negativo ovviamente, ma finché ci sarà questo protezionismo dovremmo farci carico di affrontare questo problema - inizio a vendere un prodotto alto di gamma, lasciando a loro il prodotto basso di gamma e innestando nella mia proposta “commerciale” una vendita di know-how e non solo di prodotto - e quindi know-how; e con questo intendo know-how tecnico, expertise, quello che noi sappiamo fare- ma coniugato con la nostra cultura sociale. Nel concreto: ponendo loro degli standard, se vogliono lavorare per noi e produrre su una nostra licenza affinché siano vicino agli standard europei, io offro un qualcosa ad un Paese che è molto interessato a riceverlo. E quindi questo mi ha consentito di iniziare. Oggi, noi stiamo già facendo business in quel Paese con questa formula.

Nei momenti di crisi è necessario creare una cooperazione tra le piccole e medie imprese, ed aiutarle in politiche di sviluppo che riescano a travalicare i confini nazionali. Ne è convinta Suzana Peixoto Silvera, membro della Confederazione Nazionale dell’Industria brasiliana, intervenuta all’Assemblea delle piccole e medie imprese europee, appena conclusasi a Vilnius. Il nostro inviato nella capitale lituana, Salvatore Sabatino, le ha chiesto un’analisi generale della situazione economica nel suo Paese:RealAudioMP3

R. - Brazil is recovering from the crisis …
Il Brasile si sta riprendendo dalla crisi, ma abbiamo ancora bisogno di ulteriore sviluppo sostenibile per velocizzare la ripresa e per creare lavoro e per stabilizzare l’economia nel futuro.

D. - Quanto sono importanti le piccole e le medie imprese nel suo Paese?

R. – Yes, in Brazil Sme are 99 percent of the total …
In Brasile le imprese di piccole e medie dimensioni rappresentano il 99 per cento del settore industriale nel Paese. Rappresentano il 52 percento dell’occupazione, quindi sono molto importanti per l’economia brasiliana. Come diciamo in portoghese sono “ il metro dell’economia”. Quindi quando c’è una crisi, le piccole e medie imprese rendono la crisi meno dannosa.

D. - Attraverso le piccole e medie imprese è possibile combattere la crisi?

R. - Yes, they have to keep on working …
Si, devono continuare a lavorare. Gli imprenditori brasiliani hanno sempre questa visione ottimistica delle loro imprese. Quindi continuano a lavorare nonostante la crisi, nonostante la situazione economica, le tasse, i tassi di interessi per fare in modo di continuare a mandare avanti la loro attività. Quindi è una caratteristica particolare dell’imprenditore quello di continuare ad andare avanti e lavorare.

D. - Quanto è stato importante creare una sorta di collegamento tra le industrie brasiliane ed europee in questo momento?

R. - A cooperation is important for us to access new markets …
La cooperazione per noi è importante per accedere ai nuovi mercati, accedere alle nuove tecnologie e anche per imparare dall’esperienza degli europei le politiche e i programmi di sviluppo. Quindi è molto importante per noi mantenere una cooperazione con l’Unione Europea.

D. - Sinceramente, cosa può insegnare l’economia brasiliana a quella europea, e l’Europa cosa può insegnare al Brasile?

R. - To keep moving and finding better ways to use our nature …
Continuare ad andare avanti e trovare metodi migliori per utilizzare le risorse naturali, conseguendo uno sviluppo sostenibile. Imparare a confrontarsi con un’altra cultura e fare affari con un altro Paese è qualcosa da cui entrambi possono trarre beneficio.

D. - È possibile migliorare una globalizzazione dell’economia in questo momento?

R. - It is. Even during in a crisis we should not close ourselves …
É possibile. Anche durante una crisi non dobbiamo chiuderci in noi stessi, ma dobbiamo continuare a lavorare e cercare soluzioni. Per questo la globalizzazione è sempre la soluzione giusta per tutto: per un monitoraggio costante della situazione, per imparare, per lavorare, trovare nuovi mercati, trarre beneficio dai nuovi mercati, e viceversa e i nuovi mercati possono trarre beneficio da noi.







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