Vilnius: l'economia europea riparte dalla piccola e media impresa
A Vilnius, nei giorni scorsi, si è tenuta l’Assemblea delle Piccole e Medie imprese
europee (Pmi). Delegati dai 28 Paesi dell’Ue hanno fatto il punto sulla tenuta delle
Pmi, che rappresentano il 99% dell’economia del Vecchio continente. Presentati anche
i risultati annuali delle “missioni per la crescita”, veri e propri viaggi organizzati
dalla Commissione Europea per mettere in contatto gli industriali europei con i Paesi
in via di sviluppo. Giuseppe Pezzini, imprenditore italiano nell’ambito tessile,
ci racconta la sua esperienza. L’intervista è del nostro inviato a Vilnius, Salvatore
Sabatino:
R. - Prima di
tutto, il format di questo tipo di missione è molto pratico, pragmatico, concreto,
parla il linguaggio dell’imprenditore. E questo è molto importante perché non viaggiamo
con dei politici che fanno discorsi che noi imprenditori facciamo fatica a seguire
durante queste missioni. Secondo, si incontrano gli altissimi livelli del Paese ospitante;
quindi dai ministri, ad altissimi livelli delle istituzioni. Per una piccola azienda,
arrivare a questo livello di contatto, è quasi impossibile. E questo torna poi utile
nel momento in cui si ha bisogno di assistenza in cui vuoi sviluppare. Terzo, il mix
dei partecipanti a queste riunioni, a queste missioni: è un mix tra piccole e grandi
multinazionali europee. Non possiamo nascondere che noi piccoli siamo i migliori alleati
delle multinazionali, non possiamo nascondere che le multinazionali, per quanto il
99 percento delle aziende sia magari di piccola dimensione, sono quelle che ci danno
attraverso l’outsourcing dei loro progetti speciali - presso di noi che siamo piccoli
e flessibili - tanto lavoro. Quindi il fatto di essere insieme alle multinazionali,
prima di tutto, ti fa prendere due piccioni con una fava, come si dice. Il primo,
essere rappresentati in una missione molto importante- e quindi presso il Paese che
ti interessa -; il secondo, cogliere delle opportunità di business all’interno del
tuo stesso territorio.
D. - Lei non ha esternalizzato il prodotto, ma ha cercato
un vero e proprio link con il territorio dicendo: “Guardate, noi vi esportiamo anche
quelle che sono le nostre norme di sicurezza, il nostro agire sociale; tutta la cultura
europea”.
R. - Esatto. Visitando queste controparti e parlando con loro ai
massimi livelli - qui è stato strategico il ruolo della commissione - emergevano i
loro bisogni, ed emergeva anche il grande - mi riferisco ad esempio al Brasile - gap
che c’è con la nostra cultura sociale. Pensiamo all’Art. 3 del Trattato di Lisbona:”…
Noi siamo un’economia sociale di mercato ..”, l’unica società che ha all’interno del
suo atto costitutivo il temine “sociale”. Quindi intendo dire, noi scopriamo che queste
società che sono emergenti - stiamo correndo tutti là a vendere nei mercati emergenti
- alla fine sono poveri di cultura sociale, di cultura ambientale, di tutti quei valori
che noi in Europa abbiamo fortemente elaborato. E questo emerge nelle riunioni. Quindi
ho cambiato il mio approccio e ho detto: “Se invece di cercare di vendere un prodotto
in un Paese - che per esempio, tornando al caso del Brasile, è quasi impossibile vendere
per via del suo protezionismo molto negativo ovviamente, ma finché ci sarà questo
protezionismo dovremmo farci carico di affrontare questo problema - inizio a vendere
un prodotto alto di gamma, lasciando a loro il prodotto basso di gamma e innestando
nella mia proposta “commerciale” una vendita di know-how e non solo di prodotto -
e quindi know-how; e con questo intendo know-how tecnico, expertise, quello che noi
sappiamo fare- ma coniugato con la nostra cultura sociale. Nel concreto: ponendo
loro degli standard, se vogliono lavorare per noi e produrre su una nostra licenza
affinché siano vicino agli standard europei, io offro un qualcosa ad un Paese che
è molto interessato a riceverlo. E quindi questo mi ha consentito di iniziare. Oggi,
noi stiamo già facendo business in quel Paese con questa formula.
Nei momenti
di crisi è necessario creare una cooperazione tra le piccole e medie imprese, ed aiutarle
in politiche di sviluppo che riescano a travalicare i confini nazionali. Ne è convinta
Suzana Peixoto Silvera, membro della Confederazione Nazionale dell’Industria
brasiliana, intervenuta all’Assemblea delle piccole e medie imprese europee, appena
conclusasi a Vilnius. Il nostro inviato nella capitale lituana, Salvatore Sabatino,
le ha chiesto un’analisi generale della situazione economica nel suo Paese:
R. - Brazil
is recovering from the crisis … Il Brasile si sta riprendendo dalla crisi, ma abbiamo
ancora bisogno di ulteriore sviluppo sostenibile per velocizzare la ripresa e per
creare lavoro e per stabilizzare l’economia nel futuro.
D. - Quanto sono importanti
le piccole e le medie imprese nel suo Paese?
R. – Yes, in Brazil Sme are 99
percent of the total … In Brasile le imprese di piccole e medie dimensioni rappresentano
il 99 per cento del settore industriale nel Paese. Rappresentano il 52 percento dell’occupazione,
quindi sono molto importanti per l’economia brasiliana. Come diciamo in portoghese
sono “ il metro dell’economia”. Quindi quando c’è una crisi, le piccole e medie imprese
rendono la crisi meno dannosa.
D. - Attraverso le piccole e medie imprese è
possibile combattere la crisi?
R. - Yes, they have to keep on working … Si,
devono continuare a lavorare. Gli imprenditori brasiliani hanno sempre questa visione
ottimistica delle loro imprese. Quindi continuano a lavorare nonostante la crisi,
nonostante la situazione economica, le tasse, i tassi di interessi per fare in modo
di continuare a mandare avanti la loro attività. Quindi è una caratteristica particolare
dell’imprenditore quello di continuare ad andare avanti e lavorare.
D. - Quanto
è stato importante creare una sorta di collegamento tra le industrie brasiliane ed
europee in questo momento?
R. - A cooperation is important for us to access
new markets … La cooperazione per noi è importante per accedere ai nuovi mercati,
accedere alle nuove tecnologie e anche per imparare dall’esperienza degli europei
le politiche e i programmi di sviluppo. Quindi è molto importante per noi mantenere
una cooperazione con l’Unione Europea.
D. - Sinceramente, cosa può insegnare
l’economia brasiliana a quella europea, e l’Europa cosa può insegnare al Brasile?
R.
- To keep moving and finding better ways to use our nature … Continuare ad andare
avanti e trovare metodi migliori per utilizzare le risorse naturali, conseguendo uno
sviluppo sostenibile. Imparare a confrontarsi con un’altra cultura e fare affari con
un altro Paese è qualcosa da cui entrambi possono trarre beneficio.
D. - È
possibile migliorare una globalizzazione dell’economia in questo momento?
R.
- It is. Even during in a crisis we should not close ourselves … É possibile. Anche
durante una crisi non dobbiamo chiuderci in noi stessi, ma dobbiamo continuare a lavorare
e cercare soluzioni. Per questo la globalizzazione è sempre la soluzione giusta per
tutto: per un monitoraggio costante della situazione, per imparare, per lavorare,
trovare nuovi mercati, trarre beneficio dai nuovi mercati, e viceversa e i nuovi mercati
possono trarre beneficio da noi.