Libano: oltre 800 mila profughi siriani vivono in baracche o all'aperto
La guerra in Siria continua a costringere centinaia di migliaia di persone a varcare
i confini con Libano, Giordania, Iraq e Turchia. Entro la fine del 2013 il numero
di profughi in fuga dal conflitto potrebbe salire a oltre 3 milioni con l'avvicinarsi
dell'inverno. Dal rapporto stilato in novembre dalla Catholic Near East Welfare Association
(Cnewa) - ripreso dall'agenzia AsiaNews - emerge che la situazione più drammatica
è quella del Libano. Secondo la Banca Mondiale, dal 2011 l'emergenza profughi è costata
al governo del Libano almeno 2,6 miliardi di dollari. Oggi Najib Miqati, premier libanese,
si è recato a Doha (Qatar) per discutere con le autorità e i Paesi arabi impegnati
nel sostegno ai ribelli islamisti, la proposta di realizzare una zona dedicata agli
sfollati all'interno del confine siriano. Tale strategia dovrebbe evitare il collasso
economico e politico della società libanese, sempre più in balia degli scontri fra
sunniti (pro-ribelli) e sciiti favorevoli al regime di Bashar al-Assad. Le stime Onu
parlano di 812mila rifugiati in Libano, ma per il governo essi sarebbero oltre 1,3
milioni, circa un terzo della popolazione libanese (4 milioni di persone). Essi provengono
soprattutto da Homs, Idlib, Damasco, Aleppo e sono sparsi in 960 campi non ufficiali
tra le aree più povere e impervie del Paese. Il 53% dei rifugiati risiede nel nord
del Libano, il 42% è concentrato invece nella Bekaa. Il resto dei profughi è distribuito
fra Beirut (1%), la zona del Monte Libano (2 %) e il sud del Paese (2 %). Beirut ha
scelto di non realizzare campi profughi nel Paese, preferendo ospitare i siriani in
abitazioni private o in strutture caritatevoli. A chi è in possesso dei necessari
documenti viene riconosciuto lo status di rifugiato, ma secondo le statistiche raccolte
dalla Cnewa chi fugge appartiene alle fazioni ribelli ed entra in Libano come clandestino.
L'associazione denuncia che queste persone vivono in condizioni disperate, senza riparo
o ammassati in tende e baracche. Nella valle della Bekaa la maggior parte delle famiglie
non ha nemmeno servizi igienici e la possibilità di cucinare un pasto. I nuovi arrivati
si sono stabiliti in radure fangose e hanno costruito le loro baracche da zero, utilizzando
i rifiuti. Prima della guerra molti rifugiati lavoravano come medici o insegnanti:
ora per sopravvivere raccolgono patate e ortaggi spartendosi le poche aziende agricole
della zona in grado di offrire un salario o una paga in natura. La situazione rischia
di precipitare con l'arrivo dell'inverno e la Cnewa sta raccogliendo fondi per la
distribuzione di materassi, coperte, vestiti caldi, stufe e carburante. Su 2 milioni
di siriani rifugiati circa il 52% è composto da bambini e ragazzi di età inferiore
ai 17 anni, nel solo Libano sono oltre 400mila. (R.P.)