Le spoglie di Don Bosco nel Nord Italia, ultima tappa di un pellegrinaggio mondiale
Grande festa per i salesiani e per tutta la Chiesa del Triveneto, che dal 21 novembre
scorso e fino al 13 dicembre accoglie le spoglie di Don Bosco in previsione del bicentenario
dalla nascita che si celebrerà nel 2015. L’urna in vetro che custodisce le spoglie
è partita da Torino nel 2009 e, dopo aver attraversato i cinque continenti, concluderà
il suo lungo viaggio a fine febbraio nel Nord Italia.Sul significato di questo
pellegrinaggio e sul carisma del “santo dei giovani”, Antonella Pilia ha sentito
don Filiberto Gonzàles, responsabile dell’ufficio comunicazione sociale dei
salesiani:
R. - Penso che
il passaggio dell’urna in tutto il mondo ha innanzitutto risvegliato il cuore dei
salesiani affinché diventino più fedeli al carisma e alla vocazione che abbiamo ricevuto
dalla Chiesa: consegnare a Dio la vita dei giovani. Inoltre, ha risvegliato e ha fatto
nascere in tanti giovani la vocazione come per dire: “Anche io vorrei diventare come
Don Bosco!”.
D. - Le spoglie di Don Bosco hanno fatto il giro dei cinque continenti,
toccando 130 Paesi del mondo. Come sono state accolte dai fedeli?
R. - È stata
un’accoglienza bellissima, sempre piena di gioia e di attesa. Ovunque le aspettative
sono state superate. In un Paese orientale, il governo non ha lasciato uscire le spoglie
dall’aeroporto perché era vietato. Allora più di diecimila persone si sono spostate
dal centro della città, dove c’era la cattedrale, per andare in pellegrinaggio fino
all’aeroporto. Quando le autorità hanno visto queste persone, hanno detto: “Lasciamo
uscire le spoglie!”. Molti giovani si sono convertiti.
D. – Questo pellegrinaggio,
tra l’altro, anticipa e prepara al bicentenario dalla nascita del Santo nel 2015…
R.
- Non è soltanto il "giro dell’urna". In tre anni abbiamo preparato il pellegrinaggio
a conclusione di questo bicentenario. Il primo anno di preparazione lo abbiamo dedicato
alla storia e alla conoscenza di Don Bosco, perché abbiamo bisogno di approfondire
di più la sua storia per capire come Dio ha agito nella sua vita e nella sua missione.
Il secondo anno, lo abbiamo dedicato alla sua pedagogia e adesso stiamo celebrando
la sua spiritualità.
D. - Don Bosco è considerato “il santo dei giovani”. Per
loro aveva una particolare predilezione e proprio i ragazzi si stanno maggiormente
mobilitando per questo evento. Vogliamo ricordare la figura di questo grande santo?
R.
- La vita di Don Bosco non si comprende mai senza la sua consegna di vita ai giovani,
specialmente ai più poveri, quelli che erano nella strada, quelli che avevano problemi,
che non avevano un padre, un maestro, un amico… Lui era diventato padre, amico e maestro.
Quando è cominciato questo giro dell’urna, un ragazzo che non sapeva niente di Don
Bosco guardava come andavano in pellegrinaggio le migliaia di giovani, di persone,
e mi ha chiesto: “Chi è questo?”, ed io “È Don Bosco. Tu non lo conosci?”, e lui:
“No, non lo conosco, ma sento che mi ama!”. E si è messo a piangere! Questa è un’esperienza
che ho vissuto in Sud America. È bellissimo vedere come i giovani si sentano amati
ancora da Don Bosco, vivo tra di loro.
D. - Avete idea di quante persone abbiano
finora seguito questo pellegrinaggio?
R. - Sono migliaia e migliaia! Siamo
più di 15.500 salesiani e oltre a noi ci sono migliaia, milioni di giovani nelle scuole
e negli oratori di tutti il mondo, in 130 Paesi… Non è possibile contare tutti i giovani
che hanno seguito il passaggio dell’urna di Don Bosco, e soprattutto che hanno sentito
che Don Bosco è vivo! Ecco, Don Bosco li ama con il cuore di Gesù buon pastore. È
questa la cosa più bella!