2013-11-28 13:42:08

In Thailandia continua la protesta antigovernativa


Continuano per il quinto giorno le proteste nelle vie della capitale e nelle province del sud della Thailandia contro il governo della premier Shinawatra. L’esecutivo ieri è uscito indenne dalla mozione di sfiducia in parlamento presentata dall'opposizione. Ma nelle piazze si allarga la protesta è anche ierii si sono contate numerose manifestazioni. Sulle motivazioni di questo stato di tensione in Thailandia, Giancarlo La Vella ha intervistato Francesco Montessoro, docente di Storia dell’Asia all’Università di Milano:RealAudioMP3

R. – La crisi, che si è aperta intorno al 2010 e che sembrava essersi risolta con le ultime elezioni con l’affermazione di Shinawatra, in realtà non si è affatto chiusa. Da questo punto di vista, è una situazione che riproduce perfettamente le circostanze in cui negli ultimi anni si era lacerata la società thailandese, in un contesto che è aggravato dalla questione della monarchia. Il sovrano è anziano, malato, e si prevede che nell’arco di poco tempo debba essere pronto per una successione, circostanza che ha larghe incognite, perché la monarchia è in qualche modo l’ago della bilancia, il cemento istituzionale di un Paese come la Thailandia.

D. – Come a dire che non si sta protestando per ottenere qualcosa, ma in modo più ampio per una revisione radicale dello Stato thailandese...

R. – Non è tanto una revisione totale dello Stato thailandese, ma è un’opposizione a una componente della elite thailandese, che ha legami con certi ambiti economici e geografici. Nel senso che l’attuale governo è legato agli ambienti contadini poveri della Thailandia settentrionale e ha l’opposizione non solo degli apparati istituzionali, ma di buona parte dei ceti medi e più dinamici, urbani, di Bangkok e degli ambienti meridionali, dove ha radici il Partito democratico che si oppone al populismo di Shinawatra. E da questo punto di vista, è difficile identificare un modello che sia interpretabile, ad esempio, con i criteri europei o comunque occidentali, perché in realtà noi non abbiamo a che fare né con una destra e una sinistra e non abbiamo a che fare neppure con una contrapposizione tra autoritarismo e democrazia. Questo è un po’ il carattere peculiare della crisi thailandese. Ed è su questo che in realtà si sta avvitando un Paese, che è senz’altro in passato è stato additato come un modello di sviluppo, un modello estremamente interessante e positivo, ma che in questo caso, negli ultimi anni appare sempre più appannato, destinato apparentemente a una crisi progressiva, dalla quale non sembra per il momento vi siano speranze di fuoriuscire.

Ultimo aggiornamento: 29 novembre







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