Il Papa: nel dialogo interreligioso non serve “fraternità finta”, ognuno porti sua
identità
Il futuro dell’umanità “sta nella convivenza rispettosa delle diversità”. E’ uno dei
passaggi chiave del discorso che Papa Francesco ha rivolto ieri ai partecipanti alla
Plenaria del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Il Papa ha sottolineato
che “non è possibile pensare ad una fratellanza da laboratorio”. Quindi, ha
ribadito con forza che va tutelata la libertà religiosa in tutte le sue dimensioni.
L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal cardinale Jean-Louis Tauran.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
In un mondo
diventato più piccolo è sempre più importante il dialogo e l’amicizia tra persone
di diverse religioni. Papa Francesco è partito da questa considerazione per svolgere
un appassionato discorso in favore del dialogo interreligioso. E’ una realtà e una
sfida, ha detto, che “interpella la nostra coscienza di cristiani” e che ha un’incidenza
sulla “vita concreta delle Chiese locali, delle parrocchie, di moltissimi credenti”.
Del resto, ha constatato con amarezza, “non mancano nel mondo contesti in cui la convivenza
è difficile”:
“Spesso motivi politici o economici si sovrappongono alle
differenze culturali e religiose, facendo leva anche su incomprensioni e sbagli del
passato: tutto ciò rischia di generare diffidenza e paura. C’è una sola strada per
vincere questa paura, ed è quella del dialogo, dell’incontro segnato da amicizia e
rispetto”.
Dialogare, ha precisato il Papa, “non significa rinunciare alla
propria identità quando si va incontro all’altro, e nemmeno cedere a compromessi sulla
fede e sulla morale cristiana”:
“È per questo motivo che dialogo interreligioso
ed evangelizzazione non si escludono, ma si alimentano reciprocamente. Non imponiamo
nulla, non usiamo nessuna strategia subdola per attirare fedeli, bensì testimoniamo
con gioia, con semplicità ciò in cui crediamo e quello che siamo. In effetti, un incontro
in cui ciascuno mettesse da parte ciò in cui crede, fingesse di rinunciare a ciò che
gli è più caro, non sarebbe certamente una relazione autentica. In tale caso si potrebbe
parlare di una fraternità finta”.
Al contempo, ha soggiunto, come cristiani
“dobbiamo sforzarci di vincere la paura, pronti sempre a fare il primo passo, senza
lasciarci scoraggiare di fronte a difficoltà e incomprensioni”. Il dialogo interreligioso,
quando è “costruttivo”, ha poi evidenziato serve anche a superare “la paura verso
le diverse tradizioni religiose e verso la dimensione religiosa in quanto tale”, fenomeno
“in aumento nelle società più fortemente secolarizzate”.
“La religione
è vista come qualcosa di inutile o addirittura di pericoloso; a volte si pretende
che i cristiani rinuncino alle proprie convinzioni religiose e morali nell’esercizio
della professione”.
Il Papa ha osservato che è “diffuso il pensiero secondo
cui la convivenza sarebbe possibile solo nascondendo la propria appartenenza religiosa,
incontrandoci in una sorta di spazio neutro”. Ma, è il suo interrogativo, “come sarebbe
possibile creare vere relazioni, costruire una società che sia autentica casa comune,
imponendo di mettere da parte ciò che ciascuno ritiene essere parte intima del proprio
essere?”:
“Non è possibile pensare a una fratellanza da laboratorio.
Certo, è necessario che tutto avvenga nel rispetto delle convinzioni altrui, anche
di chi non crede, ma dobbiamo avere il coraggio e la pazienza di venirci incontro
l’un l’altro per quello che siamo. Il futuro sta nella convivenza rispettosa delle
diversità, non nell’omologazione ad un pensiero unico teoricamente neutrale. Diventa
perciò imprescindibile il riconoscimento del diritto fondamentale alla libertà religiosa,
in tutte le sue dimensioni”.