Venezuela. Il card. Filoni al IV Congresso Missionario Americano: "mettiamo al centro
Cristo"
“In questo nostro Congresso mettiamo al centro Cristo e come Maestro intendiamo ascoltarne
la voce, raccoglierne il messaggio, farlo entrare in noi e prepararci alla missione.
Sì esattamente, come dice il tema di questo Congresso: farsi ‘Discípulos misioneros
de Jesuscristo, desde America, en un mundo secularizado y pluricultural’.” E’ l’esortazione
che il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, Inviato speciale di Papa Francesco, ha rivolto agli oltre tremila partecipanti
al IV Congresso Missionario Americano (Cam 4) e IX Congresso Missionario Latino-americano
(Comla IX), riuniti nel grande piazzale antistante la basilica di Nostra Signora di
Chiquinquirà a Maracaibo, per la solenne celebrazione di apertura che si è svolta
martedì pomeriggio. Citanto la Lettera con cui il Pontefice lo ha designato a rappresentarlo
- riferisce l'agenzia Fides - il card. Filoni ha evidenziato che in questo modo “il
Papa non solo si fa presente in mezzo a voi, ma mi chiede di assicurarvi del Suo affetto
e saluta tutti cordialmente”. Papa Francesco scrive, riferendosi al documento conciliare
Ad Gentes, “che la natura vera e profonda della Chiesa è quella missionaria. Motivo
per cui essa intende dedicarsi anche oggi, con grande entusiasmo, affinché il Vangelo
sia annunciato a tutte le genti, seguendo la stessa strada tracciata dal Signore”.
Nella sua omelia il prefetto del Dicastero Missionario si è soffermato sulla liturgia
della Parola del giorno, che illustrava il disegno di Dio, concepito fin dall’eternità.
“Gesù, l’atteso, appare come la luce delle genti, la luce di chi crede, la luce della
fede” ha sottolineato, citando poi il brano evangelico della visita di Maria a Santa
Elisabetta, dove si evidenzia “la centralità di Cristo nella storia della salvezza”,
di conseguenza Cristo “diventi il centro della nostra predicazione, anzi della predicazione
della Chiesa”. “Abbiamo bisogno di riflettere, a oltre cinque secoli di evangelizzazione
di questo Continente, come la nostra gente che pure ha ricevuto ed accolto la fede,
vive e crede” ha proseguito il prefetto del Dicastero Missionario. “Abbiamo bisogno
di domandarci che cosa predomina nelle nostre Chiese, se una pastorale di conservazione
o di annuncio; se una pastorale centrata solo sulle nostre realtà americane o latino-americane,
oppure aperte al mondo; se la nostra pastorale, a volte vicina ai poveri a parole,
in realtà non sia da essi distaccata, non ritenendo che essi possano darci nulla.
Dobbiamo chiederci se la nostra è una pastorale attenta a mettere Cristo al primo
posto ed al centro, oppure, come dice il Papa Francesco, autoreferenziale, politicante,
ideologizzante, senza anima e formale”. Concludendo l’omelia, il card. Filoni ha esortato
a metterci “alla scuola di Gesù Maestro” per prepararci alla missione, “chiediamo
a Cristo di farsi nostro fratello, nostra luce, nostro bene”. Secondo fonti della
Fides, più di 3.000 missionari, circa 600 sacerdoti, 100 vescovi e tantissimi fedeli
delle parrocchie e delle comunità che circondano la città di Maracaibo, prima dell'Eucaristia
hanno accolto le reliquie di Santa Teresa di Lisieux, Patrona delle Missioni, che
sono arrivate nel territorio venezuelano il 28 ottobre per la celebrazione di questo
grande evento. L'Eucaristia è stata animata dal Coro Interparroquial dell'arcidiocesi
di Maracaibo, che ha eseguito canti liturgici locali e altri brani noti a livello
universale, come "Pescatore di uomini" e "Alma Missionaria", che hanno provocato una
grande emozione e partecipazione tra tutti. Dopo la comunione hanno preso la parola
mons. Diego Padron, presidente della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), e alcuni
rappresentanti politici della regione, che hanno espresso il loro compiacimento per
la presenza del Delegato del Papa e ringraziando perché Maracaibo è stata scelta come
sede del Cam 4. Terminata la Messa, il gruppo musicale "I Chiquinquireños" ha cantato
diverse canzoni al suono del Cuatro, tamburi, Furros e maracas, per onorare Nostra
Signora di Chiquinquirá, Madre di Dio e Patrona della regione, mentre il cielo era
illuminato da centinaia di fuochi artificiali. (R.P.)