Terzo giorno di proteste antigovernative in Thailandia
Thailandia. Terzo giorno per le proteste antigovernative, gli organizzatori parlano
di D-Day per il Paese. In corso massicce manifestazioni con al centro, ancora, l'occupazione
simbolica di diversi ministeri. Il servizio è di Stefano Vecchia:
La capitale
thailandese e con essa l'intero paese, sono ormai in bilico fra una tregua che può
solo venire dal cedimento della protesta o dalle dimissioni del governo, oppure da
uno scontro la cui intensità e dimensioni sono imprevedibili ma temute. Oggi è la
giornata in cui sono state annunciate nuove marce verso sei ministeri per bloccarne
l'attività e dare la spallata finale al governo guidato da Yingluck Shinawatra in
quella che è anche la seconda e ultima giornata del dibattito parlamentare sulla sfiducia
avanzata dalle opposizioni politiche. Un dibattito che difficilmente gli anti-governativi
potranno vincere, avendo solo il 40% dei seggi, ma che è servito a portare davanti
al paese, attraverso le dirette televisive, contraddizioni e limiti dell'azione governativa
negli ultimi due anni che sono alla base delle proteste di piazza. Molto dipenderà
a questo punto dalla determinazione ma anche dal numero dei manifestanti che hanno
chiamato a raccolta la cittadinanza e sostenitori da altre regioni, ma che hanno anche
promosso una giornata di sollevazione generale nel paese che vede già numerose sedi
provinciali e municipi circondati o occupati. Previsto in serata, un “importante annuncio”
da parte dei leader. I responsabili della sicurezza nazionale hanno fatto sapere
che non vi sarà repressione se le manifestazioni resteranno pacifiche, nonostante
la loro illegalità formale dato che l'intera capitale è sotto la legge d'emergenza.
Sul tavolo anche la determinazione delle forze dell'ordine a eseguire il mandato d'arresto
verso Suthep Thaugsuban, navigato esponente del partito dei Democratici, che potrebbe
essere arrestato per avere guidato lunedì l'occupazione della sede delle Finanze.
Lui ha espresso la disponibilità a consegnarsi, ma solo dopo che, dice “avrà liberato
il paese dalla dittatura degli Shinawatra”. Un elemento, quello del controllo sull'esecutivo
da parte dell'ex premier in esilio Thaksin Shinawatra, che da anni accentua divisioni
e rancori.