Siria. I ribelli: non saremo a Ginevra. Mons. Zenari: tanti i nodi da sciogliere,
ma si riaccende la speranza
La guerra in Siria continua ad essere combattuta su due fronti: quello del terreno,
con battaglie ed attentati quotidiani, e quello politico. A preoccupare la comunità
internazionale sono soprattutto le posizioni intransigenti della maggiore piattaforma
di ribelli. “Non parteciperemo alla Conferenza Ginevra 2”, hanno fatto sapere ieri,
mettendo a repentaglio l’architrave diplomatico costruito da Usa e Russia; decisi
a far sedere allo stesso tavolo tutti gli attori del conflitto. Il servizio è di Salvatore
Sabatino:
Un castello
di carta pronto ad essere spazzato via dal primo colpo di vento. E’ l’immagine che
gli analisti stanno utilizzando nelle ultime ore. Peccato che quel castello di carte
sia la conferenza di pace “Ginevra 2”. Appuntamento rimandato più volte, e recuperato
in extremis dalla forza di volontà di Washington e Mosca, spintesi ieri ad annunciare
addirittura una data per la sua tenuta: il 22 gennaio. Toni trionfalistici, i loro,
spenti miseramente dalla posizione intransigente espressa dalla principale forza di
opposizione che ha annunciato la sua assenza a Ginevra, non accettando un confronto
diretto con il presidente Bachar al Assad. Mentre quest’ultimo prosegue nella sua
campagna propagandistica, insistendo sulla battaglia contro forze estremiste presenti
nel Paese. Da parte sua, l'Iran, ha espresso l'intenzione di essere presente alla
conferenza di Ginevra in caso di invito. Intanto sul terreno prosegue la guerra, quella
vera. Quindici persone hanno perso la vita a Damasco a causa di un’autobomba; altre
6 hanno sono rimaste uccise da colpi di mortaio caduti sulla capitale.
Sui
nodi da sciogliere per progettare un futuro di pace in Siria, Roberta Gisotti ha
intervistato mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco:
R. – E’ vero,
ci sono tante questioni, tanti problemi, tanti nodi da sciogliere. Il primo nodo da
sciogliere, però, il più importante, era quello di una data. Come a dire: si parte
da quel giorno e chi vuole salga a bordo. Vorrei riferirmi a quanto ha commentato
l’inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi: si tratta
non tanto di un evento, questa conferenza, in cui si pretenda di concludere tutto
nei primi giorni, ma dell’avvio di un processo. E’ già un passo notevole quello di
far sedere questi contendenti al tavolo per parlarsi da persona a persona, quando
finora si sono parlati con le bombe e con i cannoni.
D. – Al colloquio avuto
in Vaticano, Papa Francesco ed il presidente russo Putin si sono detti d’accordo sul
fatto che i negoziati coinvolgano “le varie componenti etniche e religiose del Paese,
riconoscendone l’imprescindibile ruolo nella società”...
R. – Questo punto
di vista della Santa Sede, condiviso dal presidente russo Putin, è molto, molto importante.
Non bisogna dimenticare che oltre a questi gruppi etnico-religiosi, che hanno un grande
ruolo da giocare, c’è anche quella vasta maggioranza che non si sente di stare né
da una parte né dall’altra, ma che vuole un reale cambiamento del Paese. Come ha detto
Lakhdar Brahimi, può darsi che all’inizio non si riesca a definire una lista adeguata
dei partecipanti, però – lui diceva – si comincia e poi via, via potranno salire a
bordo su questo ‘treno’ tutti quelli che hanno diritto a salire a bordo. In particolare
questi gruppi, che formano la struttura della società siriana: i vari gruppi etnico-religiosi.
Non dimentichiamo che la Siria è un mosaico composto da questi vari gruppi, sono loro
la base fondamentale, che dovrà anche avere voce in questa Conferenza di pace di Ginevra
sul futuro assetto della Siria. Indubbiamente questa ‘voce’ dovrà prendere campo ed
avere il suo posto.
D. – Mentre la diplomazia prosegue nel suo difficile compito,
dobbiamo dire che la gente muore o sopravvive nella sofferenza in Siria...
R.
– Ecco, purtroppo, è il terzo Natale che ci prepariamo a celebrare con un numero sempre
più crescente di vittime. E’ un crescendo di sofferenza umana. Bisogna cercare di
arrestare e di lenire questa sofferenza umana. Fra le prime cose che questa Conferenza
– e sarebbe già un bel frutto degno e opportuno – potrebbe produrre, dovrebbe essere
quello di trattare le questioni umanitarie prioritarie, a partire dall’accesso dappertutto
in Siria degli aiuti umanitari. Credo che le parti in conflitto dovrebbero cominciare
da questi punti fondamentali. La gente non può più aspettare! Quindi, gesti di buona
volontà sia da parte degli uni che degli altri e cominciare a pensare a lenire questa
immane sofferenza umana.