Rapporto Istat: 12 mila nascite in meno in Italia nel 2012 rispetto all'anno prima
Nascite ancora in calo in Italia: il dato emerge dal bilancio Istat sulla natalità
e fecondità della popolazione residente nel 2012, pubblicato ieri. Si conferma, dunque,
un orientamento cominciato nel 2009 e che registra 42 mila unità in meno in quattro
anni. In aumento le nascite al di fuori del matrimonio: condizione che lo scorso anno
ha riguardato un bambino su quattro. Il servizio di Adriana Masotti:
Sono stati 534.186
nel 2012 gli iscritti in anagrafe, 12 mila in meno rispetto al 2011. Secondo l’Istat,
il calo delle nascite è riconducibile in parte a un effetto "strutturale", meno donne
italiane in età fertile rispetto al passato, e le cittadine straniere hanno finora
compensato questo squilibrio. Inoltre, le straniere hanno in media più figli delle
italiane ma, avverte l’Istat, negli ultimi anni si nota una diminuzione della fecondità
anche nelle donne straniere. Per loro si parla di 2,37 figli per donna, a fronte di
1,29 che riguarda le italiane. Una congiuntura economica sfavorevole, ricorda l’Istat,
incide senz’altro sulla decisione di rimandare la nascita di un figlio. In generale
comunque si diventa madri in età più matura: 32 anni per le italiane; 28,4 per quelle
straniere. I livelli di fecondità sono lievemente più elevati nelle regioni del Nord
e del Centro e anche questo è dovuto al diverso contributo delle donne straniere
in quelle regioni. E sono le rumene al primo posto per numero di figli (19.415 nati
nel 2012), al secondo troviamo le marocchine (12.829), vengono poi le albanesi (9.843)
e le cinesi (5.593 nati). Infine, un dato rilevante: nel 2012, un bambino su quattro
è nato all'interno di una coppia non sposata. Al Centro-nord, in particolare, i nati
da genitori non coniugati supera il 30% con picchi del 44% nella Provincia autonoma
di Bolzano. Un fenomeno che tocca anche una delle aree caratterizzate storicamente
da comportamenti familiari più tradizionali come il Veneto e che risulta più accentuato
tra le coppie miste. In questo caso, circa il 35% dei bambini nasce al di fuori del
matrimonio: si tratta infatti spesso di una seconda unione per almeno uno dei due
genitori.
Una denatalità, dunque, quella in Italia che ha cause anche strutturali.
Adriana Masotti ha chiesto che cosa questo significhi a Giancarlo Gualtieri,
ricercatore Istat:
R. – Significa
molto semplicemente che stanno diminuendo i nati anche in conseguenza del fatto che
stanno diminuendo le potenziali madri, cioè: nel contingente delle madri, delle donne
che possono far figli, si stanno sostituendo alle donne nate nel periodo del baby-boom,
quindi le generazioni del ’64 – ’65, le donne nate nel periodo di maggiore denatalità
in Italia, quindi le generazioni del ’94 – ’95. Un effetto di sostituzione che ovviamente
va ad incidere anche sulle nascite nel complesso.
D. – Le donne straniere –
per il momento – riescono a colmare le lacune delle donne italiane. Ma sempre il vostro
Rapporto mette in guardia dicendo che non sarà così ancora per molto. Quali saranno,
quali sono in Italia le conseguenze di questo calo della natalità?
R. – Bè,
è un calo delle nascite che da un punto di vista strutturale ormai è più che trentennale;
gli effetti sul complesso della popolazione li vediamo già adesso: c’è un invecchiamento
sempre più forte della popolazione italiana; ovviamente – come diceva anche lei –
l’ingresso di donne immigrate va a sostituire, ma solo parzialmente, la mancanza di
natalità da parte delle donne italiane, e questo lo vediamo anche dal fatto che la
maggior parte della denatalità viene dalle nascite da coppie italiane.
D. –
Sono in crescita i bambini che nascono fuori dal matrimonio: e questo, in tutta Italia
…
R. – Sì, è un fenomeno che riguarda ormai tutto il Paese, da Nord a Sud.
E’ maggiormente accentuato al Nord per una questione, credo, culturale, conseguenza
anche del fatto che stanno continuando a diminuire sempre più proprio le unioni coniugali,
i matrimoni come tali. Teniamo conto, per esempio, di un dato uscito un paio di settimane
fa, che nello stesso periodo – cioè negli ultimi quattro-cinque anni – le stesse unioni
coniugali, i matrimoni sono diminuiti di circa 40 mila unità.
D. – Per quanto
riguarda la classifica delle donne che hanno più figli, al primo posto ci sono le
rumene, però al quarto le cinesi: c’è qualcosa da dire riguardo a questa distribuzione
di nazionalità circa la maternità?
R. – Su questo aspetto credo che incida
moltissimo fondamentalmente la distribuzione della presenza straniera nel suo complesso,
nel senso che la comunità rumena è comunque la comunità più numerosa in Italia, così
come numerosa è quella cinese. Se vogliamo mettere in evidenza una particolarità,
possiamo dire che mentre la comunità rumena nel far figli riesce a farlo sia all’interno
della sua stessa comunità – quindi, tra unioni di coppie rumene – sia all’interno
di coppie miste, al contrario, per quanto riguarda le coppie cinesi, si tratta di
donne che fanno figli esclusivamente all’interno di una coppia omogama, quindi proprio
tra coppie cinesi. Ovviamente, nella formazione di una coppia la vicinanza culturale
e quindi anche geografica incide non poco.