Mons. Bruno Forte: "Evangelii Gaudium", una Chiesa che accorcia le distanze, amica
degli uomini
Grande risonanza ha avuto in tutto il mondo la pubblicazione dell’Esortazione apostolica
di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”, sul tema dell’annuncio del Vangelo nel mondo
attuale. Sergio Centofanti ha raccolto il commento di mons. Bruno Forte,
arcivescovo di Chieti-Vasto e segretario speciale del Sinodo che si terrà nell’ottobre
2014 su “Le sfide della famiglia nel contesto della evangelizzazione”:
R. – Siamo di
fronte ad un manifesto programmatico: alcuni punti mi sembrano di grande importanza.
Il primo è questo motivo della gioia: la Chiesa ha un tesoro e questo tesoro è l’amore
di Dio offertoci in Gesù Cristo. Ecco perché comunicare questa gioia è l’atto d’amore
più grande che si possa compiere verso gli esseri umani. Naturalmente per far questo
occorre avvicinarsi agli uomini con un senso di grande, profonda umanità: ecco il
secondo aspetto. Papa Francesco si pone come qualcuno che sta accanto, che capisce,
che ascolta, che vuole assumere le gioie e le speranze, i dolori e le angosce dell’altro:
uno stile di cui la Chiesa ha bisogno. Dunque, una Chiesa amica degli uomini. E poi,
in questa luce, il Papa non esita a dire che c’è bisogno di una Chiesa che rinnovi
se stessa, di una Chiesa in uscita – come egli dice – in esodo: non una Chiesa autoreferenziale,
ma una Chiesa che si metta accanto e al servizio degli uomini senza escludere nessuno
e creando ponti di vicinanza e di amicizia con tutti. Una Chiesa che accorcia le distanze
… Un altro tema che torna è che bisogna anche saper centrare l’annuncio sul cuore
del Vangelo: in altre parole, il Papa riprende la dottrina della gerarchia delle verità
del Vaticano II, nel suo senso più squisitamente pastorale. Cioè: non si può insistere
in maniera parziale, soltanto su alcuni temi, e dimenticarne altri. Occorre soprattutto
che qualunque annuncio del Vangelo ci faccia sentire il cuore pulsante del Vangelo
stesso, cioè la bellezza e la gioia che il Vangelo dona. Poi, ci sono molte ricadute
sui temi anche di carattere sociale: il “no” ad un’economia dell’esclusione e dell’ineguaglianza,
che privilegia alcuni e considera scarti altri, soprattutto i più deboli, in una impressionante
globalizzazione dell’indifferenza; il “no” all’idolatria del denaro, un denaro che
governa, che domina e schiavizza invece di servire …
D. – Il Papa pensa anche
ad una conversione del papato …
R. – Ecclesia semper reformanda: ce lo ricorda
il Concilio, anche in questo. E il Papa estende questo bisogno di riforma, di conversione
pastorale anche al papato stesso, perché – dice – egli crede nella collegialità.
D.
– Papa Francesco invita la Chiesa ad avere le porte aperte, e nemmeno le porte dei
Sacramenti – scrive – si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi …
R.
– Questo mi sembra che sia un aspetto bellissimo del primato della misericordia. La
Chiesa deve preoccuparsi di guardare gli uomini con lo stesso sguardo con cui li guarda
Dio, ed è uno sguardo di misericordia, di tenerezza, di amore. Come esprimere questo
sguardo nell’atteggiamento concreto da avere nei riguardi delle persone che si trovano
in situazioni ferite, in situazioni difficili? Ecco la grande domanda a cui il Papa
sta cercando risposta anche con l’impegno collegiale di tutta la Chiesa e di tutti
i vescovi, attraverso lo strumento del Sinodo a cui mi sembra stia dando una grande
rilevanza, proprio per la vita ecclesiale.
D. – Il Papa chiede che la Chiesa
sia voce profetica, una Chiesa povera per i poveri. Poi dice: non è progressista chi
vuole l’aborto e che certa cultura odierna snatura vincoli familiari …
R. –
Questo è un punto chiaro che naturalmente l’annuncio del Vangelo non può ignorare,
cioè vivere la misericordia non significa dimenticare le esigenze di Dio, che sono
esigenze d’amore.
D. – Infine, i Papa crede nella forza rivoluzionaria della
tenerezza …
R. – Questo è un aspetto molto umano e molto bello, perché ci fa
capire che il Papa è convinto che non sia la violenza a convincere gli uomini, la
sopraffazione, il potere, ma è l’irradiazione della gioia e dell’amore. Tenerezza
significa dare con gioia: chi dà, ma non dà con gioia, non ha la tenerezza; crea la
dipendenza. Chi invece dando, dà con gioia, e dimostra proprio con la sua gioia di
ricevere da colui a cui dà e perciò il suo cuore si riempie di gioia, sta vivendo
questa relazione con tenerezza. Il Papa ci invita a non aver paura della tenerezza
anche nell’annuncio del Vangelo, che è poi la Buona Novella dell’infinita tenerezza
di Dio.