Germania: dopo due mesi di trattative, sì alla "grande coalizione" tra Cdu e Spd
Un passo nella giusta direzione. E’ stato il commento della cancelliera tedesca Angela
Merkel alla fine della maratona notturna che ha condotto all’accordo di “Grosse Koalition”,
di larghe intese, tra il suo partito, la Cdu, i suoi alleati bavaresi della Csu, e
i socialdemocratici della Spd, guidati da Sigmar Gabriel. Un’intesa arrivata due mesi
dopo le legislative che avevano segnato una forte vittoria della Merkel, ma non la
sua maggioranza assoluta. Per avere un governo i tedeschi dovranno ora aspettare il
referendum ai primi di dicembre della base socialdemocratica, oltre 470mila iscritti.
In caso di luce verde, entro Natale potrebbe esserci il nuovo esecutivo. Soddisfazione
è stata espressa da Sigmar Gabriel, della Spd, e dalla stessa Merkel ieri in conferenza
stampa. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giovanni Di Lorenzo, direttore
del settimanale tedesco Die Zeit:
R. – Dopo più
di 50 giorni di trattative, che per la Germania è un periodo molto lungo, ci mancherebbe
altro che non si dimostrassero soddisfatti, dopo questa maratona di discussioni. Adesso,
però, tutta la Germania è ostaggio della base del partito socialdemocratico, che andrà
a votare il consenso per questa grande coalizione, che voi chiamate coalizione di
larghe intese. Questo si prolungherà fino al 14 dicembre. E’ una cosa abbastanza singolare
che la quarta potenza mondiale ora debba aspettare più di due settimane, finché i
socialdemocratici non metteranno in piedi questo referendum.
D. – Il leader
dei socialdemocratici, Gabriel, si dice positivo circa quella che sarà la scelta della
base del Spd. Lei ritiene che questo ottimismo sia giustificato?
D. – Adesso
dobbiamo vedere come saranno le interpretazioni che vengono anche dal partito e dai
media, se la base darà il consenso o no. Diciamo che due cose molto importanti per
il popolo socialdemocratico sono state realizzate. La prima cosa è che ci sarà un
salario minimo garantito (fissato a 8,50 euro l’ora a partire dal 2015 n.d.r.) e la
seconda è che dopo aver pagato contributi per 45 anni, si potrà andare in pensione
senza avere svantaggi economici. Bisogna ammettere che questo contratto, che ha più
di 200 pagine, ha molto del programma socialdemocratico.
D. – Il fatto che
dalla Merkel sia stato conquistato il non aumento della tassazione dei redditi più
ricchi come può essere interpretato?
R. – Il partito socialdemocratico ha fatto
il grande errore nella campagna elettorale di puntare molto, soprattutto all’inizio,
su questo punto. Ora, certamente, molti glielo rimprovereranno: “Come mai ci non siete
riusciti?”. Questa, dall’altra parte, è stata la grande conquista del partito cristianodemocratico:
averla fatta franca su questo. Il partito socialdemocratico, comunque, ha perso le
elezioni anche perché la gente non si è fidata che questa tassazione avrebbe colpito
soltanto quelli che hanno veramente i redditi molto alti.
D. – Un suo giudizio:
che governo uscirà dopo il 14 dicembre?
R. – Intanto dico che la novità per
la Germania è che non sappiamo ancora chi! Quale partito e, soprattutto, quale persona
avrà quale ministero. Questa è una cosa nuova, soprattutto per non irritare la base,
per non dare il pretesto che la gente dica: “Ah, è una coalizione dove tutti pensano
solo alle loro poltrone”. Io penso che potrebbe essere anche una coalizione a breve
termine. Questo per l’Italia sarebbe normale, ma per la Germania non lo è, in quanto
sia i cristianodemocratici sia i socialdemocratici, forse, tra qualche anno avranno
un’altra opzione.
D. – In che senso?
R. – Una maggioranza numerica dei
tre partiti di sinistra c’è già adesso in Parlamento. I socialdemocratici, insieme
ai verdi e al partito di sinistra riuscirebbero ad avere la maggioranza, anche se
è una maggioranza molto fragile; e i cristianodemocratici, penso che se in questo
momento ci fossero elezioni nuove, anticipate, avrebbero ancora più consenso di quello
che hanno avuto il 22 settembre scorso.
D. – Il premier italiano si è congratulato
per questo accordo e ha formulato un auspicio: che questa coalizione converga sull’europeismo,
cioè che si rafforzi la tesi europeista dell’Unione. E’ una speranza solida quella
di Letta?
R. – Sì, quando oggi la cancelliera ha iniziato la sua conferenza
stampa sull’accordo raggiunto, la seconda cosa che ha detto è stata che meta comune
è quella di rafforzare i rapporti all’interno dell’Unione Europea e che la cosa più
importante per questa Unione è la stabilità dell’euro. Sicché è stato un chiaro segnale
anche a tutti i vicini e agli altri Paesi europei: “Contate su di noi”.