2013-11-25 16:11:53

Ucraina: ancora scontri tra polizia e manifestanti pro-Ue


Scontri tra polizia e manifestanti si sono verificati ieri a Kiev, dopo che decine di migliaia di persone si sono riversate per le strade per protestare contro la decisione del parlamento di non approvare la legge che avrebbe consentito la scarcerazione dell’ex premier, Yulia Timoshenko, e il conseguente Patto di associazione con l’Unione Europea. Sulle origini di queste proteste, che ricordano quelle della Rivoluzione arancione del 2004, Cecilia Sabelli ha intervistato il prof. Antonello Biagini, docente di Storia dell’Europa Orientale presso l’Università La Sapienza di Roma:RealAudioMP3

R. – La realtà dell’Ucraina è una realtà duplice, perché c’è una forte componente di cultura, chiamiamola “polacca” per comodità, e una forte componente di cultura russa. E nei momenti cruciali della storia di questo Paese, queste due anime riemergono. La Russia ancora oggi può operare una forte pressione sul governo ucraino, perché detiene – come dire – il potere economico e soprattutto quello energetico. Il governo ucraino, quindi, si è trovato in una strettoia e, non liberando la Timoshenko, di fatto mette in discussione la stessa adesione all’Unione Europea.

D. – A proposito del mancato accordo con l’Unione Europea, si poteva evitare questo epilogo?

R. – L’Unione Europea ha posto alla base per l’adesione del Paesi una serie di norme estremamente vincolanti, che sono sì il sistema democratico, il sistema pluripartitico, l’economia di mercato, ma soprattutto il rispetto dei diritti umani, delle minoranze sia etniche che politiche. Da questo punto di vista, quindi, al di là di come oggi sia il giudizio che si può dare sul funzionamento dell’Unione Europea, rimane il fatto che questi sono elementi estremamente importanti e sui quali non bisogna derogare. Giustamente si tende a non derogare, per lo meno fino a quando è possibile. L’atteggiamento dell’Unione Europea, dunque, nel caso in oggetto dell’Ucraina, è perfettamente logico, è perfettamente consequenziale, rispetto a quelli che sono i presupposti per poter fare l’adesione. Ovviamente, e qui torna un problema storico, di lunga durata potremmo dire, probabilmente il segreto sarebbe stato non entrare in questo meccanismo di contrapposizione. Bisognava vedere questo territorio come un ponte nei rapporti tra la Russia e l’Unione Europea. E’ una soluzione, però, più ideale, teorica che concreta.

D. – Quale sarà l’atteggiamento di Bruxelles? Si profila una fine delle trattative con il governo ucraino?

R. – In questi giorni, stiamo vivendo un fatto estremamente interessante, le trattative con l’Iran e così via, che sembravano cose risolvibili e in cui poi proprio il rappresentante della diplomazia europea è quello che ha avuto un ruolo fondamentale. Pian piano, alcuni aspetti della ragione sono prevalsi. E la diplomazia questo deve fare, deve far prevalere gli aspetti della ragione. Credo ci sarà certo uno stallo probabilmente – penso che ci saranno delle polemiche ovviamente – ma sono trattative che non s’interrompono mai. Non è volontà né dell’Unione Europea né del governo ucraino e forse nemmeno di quello russo di spingere fino al punto di rottura.







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