Ucraina: ancora scontri tra polizia e manifestanti pro-Ue
Scontri tra polizia e manifestanti si sono verificati ieri a Kiev, dopo che decine
di migliaia di persone si sono riversate per le strade per protestare contro la decisione
del parlamento di non approvare la legge che avrebbe consentito la scarcerazione dell’ex
premier, Yulia Timoshenko, e il conseguente Patto di associazione con l’Unione Europea.
Sulle origini di queste proteste, che ricordano quelle della Rivoluzione arancione
del 2004, Cecilia Sabelli ha intervistato il prof. Antonello Biagini,
docente di Storia dell’Europa Orientale presso l’Università La Sapienza di Roma:
R. – La realtà
dell’Ucraina è una realtà duplice, perché c’è una forte componente di cultura, chiamiamola
“polacca” per comodità, e una forte componente di cultura russa. E nei momenti cruciali
della storia di questo Paese, queste due anime riemergono. La Russia ancora oggi può
operare una forte pressione sul governo ucraino, perché detiene – come dire – il potere
economico e soprattutto quello energetico. Il governo ucraino, quindi, si è trovato
in una strettoia e, non liberando la Timoshenko, di fatto mette in discussione la
stessa adesione all’Unione Europea.
D. – A proposito del mancato accordo con
l’Unione Europea, si poteva evitare questo epilogo?
R. – L’Unione Europea ha
posto alla base per l’adesione del Paesi una serie di norme estremamente vincolanti,
che sono sì il sistema democratico, il sistema pluripartitico, l’economia di mercato,
ma soprattutto il rispetto dei diritti umani, delle minoranze sia etniche che politiche.
Da questo punto di vista, quindi, al di là di come oggi sia il giudizio che si può
dare sul funzionamento dell’Unione Europea, rimane il fatto che questi sono elementi
estremamente importanti e sui quali non bisogna derogare. Giustamente si tende a non
derogare, per lo meno fino a quando è possibile. L’atteggiamento dell’Unione Europea,
dunque, nel caso in oggetto dell’Ucraina, è perfettamente logico, è perfettamente
consequenziale, rispetto a quelli che sono i presupposti per poter fare l’adesione.
Ovviamente, e qui torna un problema storico, di lunga durata potremmo dire, probabilmente
il segreto sarebbe stato non entrare in questo meccanismo di contrapposizione. Bisognava
vedere questo territorio come un ponte nei rapporti tra la Russia e l’Unione Europea.
E’ una soluzione, però, più ideale, teorica che concreta.
D. – Quale sarà
l’atteggiamento di Bruxelles? Si profila una fine delle trattative con il governo
ucraino?
R. – In questi giorni, stiamo vivendo un fatto estremamente interessante,
le trattative con l’Iran e così via, che sembravano cose risolvibili e in cui poi
proprio il rappresentante della diplomazia europea è quello che ha avuto un ruolo
fondamentale. Pian piano, alcuni aspetti della ragione sono prevalsi. E la diplomazia
questo deve fare, deve far prevalere gli aspetti della ragione. Credo ci sarà certo
uno stallo probabilmente – penso che ci saranno delle polemiche ovviamente – ma sono
trattative che non s’interrompono mai. Non è volontà né dell’Unione Europea né del
governo ucraino e forse nemmeno di quello russo di spingere fino al punto di rottura.