Dossier Ispi: Sudamerica, sviluppo in aumento ma restano disuguaglianze sociali
Sviluppo sostenibile, lotta alla povertà e rispetto dei diritti civili e politici
delle minoranze sono le sfide del futuro per un Sud America ancora troppo vulnerabile.
E’ quanto emerge dal dossier dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale,
che analizza delicati passaggi politici come le elezioni in Cile a novembre e le decisioni
in Venezuela sui poteri speciali del presidente, insieme al futuro incerto della Kirchner
in Argentina e al proseguimento delle proteste in Brasile. Fausta Speranza
ha parlato di opportunità e sfide per il Sud America con Giuseppe Dentice,
che ha curato il dossier Ispi:
R. – I principali
Paesi latinoamericani, a causa anche di storture del proprio sistema economico, hanno
subito delle regressioni dovute a una mancanza di riforme. Lo abbiamo notato maggiormente
in Brasile, con le proteste che ci sono state la scorsa estate, e che potrebbero esserci
anche in previsione dei prossimi Mondiali di calcio, che sono una vetrina importantissima.
Lo stiamo vedendo soprattutto in Venezuela, dove la situazione a livello politico
è molto confusa e a livello economico notiamo un Paese che è sempre più a rischio
di default finanziario. In Argentina, c’è una situazione meno preoccupante dal punto
di vista politico, ma dal punto di vista economico è particolarmente fragile, perché
il Paese in questi anni è cresciuto tanto, però, non avendo imparato dai propri errori,
rischia di ritornare nuovamente in una situazione di crisi come quella che c’è stata
nel 2001, con il famoso crack finanziario e i tango bond di cui abbiamo tanto
sentito parlare. Infine, abbiamo preso come spunto anche il Cile che tra questi Paesi
è quello più stabile, però ha bisogno di crescere e per crescere ha bisogno di fare
riforme: riforme che fino ad adesso non sono state fatte o non sono state incrementate.
E queste riforme servono appunto per garantire continuità e crescita.
D. –
Il Sudamerica nell’ultimo decennio ha segnato indubbiamente una crescita economica:
quali le sfide, in questa fase?
R. – Le sfide provengono soprattutto dal piano
interno, come si può intuire: sviluppo sostenibile e lotta alla povertà. Per garantire
crescita economica, è necessario anche garantire una crescita del livello sociale
di tutte le categorie.
D. – Ma in quale direzione si sta muovendo in questo
momento, il Sudamerica?
R. – Se prendiamo come Paese di riferimento il Brasile,
notiamo che anche l’atteggiamento conciliante che la presidente Rousseff ha avuto
durante le proteste nei confronti dei contestatori, dei manifestanti, sembra improntato
al dialogo e ad accogliere la richiesta di riforme sociali, di implementare le riforme
sociali. Allo stesso modo, lo abbiamo visto anche in Cile, soprattutto dopo le manifestazioni
dei giovani studenti che chiedevano un sistema dell’educazione gratuito e più equo.
In Venezuela, per esempio, abbiamo visto che l’intervento dello Stato è sempre maggiore
e il rischio che il Paese non riesca ad avere una sua direzione ben chiara è molto
forte. E’ un Paese che è cresciuto tantissimo, soprattutto grazie alle rendite petrolifere,
e che oggi non riesce più a sostenere quel modello, e soprattutto non riesce a garantire
sviluppo, quello sviluppo che può essere dato attraverso le riforme che in questo
momento non sembrano essere all’ordine del giorno.
D. – Abbiamo parlato di
Sudamerica guardando ai fattori di omogeneità. Vogliamo però accennare anche ad alcuni
elementi che segnano, invece, differenze, forti differenze? Penso alla Bolivia e alla
Colombia …
R. – Sì, questi sono due Paesi molto interessanti che, in un certo
senso, sono in controtendenza. La Colombia è un Paese neoliberista, molto simile al
Cile dal punto di vista delle istituzioni e del sistema politico-economico. La Bolivia,
invece, è un Paese che fa parte di quella corrente appunto bolivariana, che lo accomuna
a Paesi come l’Ecuador e il Venezuela. Sono quindi Paesi tendenzialmente opposti,
però in questi anni hanno conosciuto un forte sviluppo, uno sviluppo che sembra poter
continuare anche negli anni a venire grazie, appunto, alla capacità di creare un modello
ad hoc per il proprio Paese. In Bolivia, con un sistema basato sulla rendita
petrolifera, in Colombia invece sull’attrazione degli investimenti. Quindi, due Paesi
effettivamente diversi che hanno dimostrato, però, come possano essere due modelli
da seguire.