Costruite ponti di fraternità con le altre Chiese: così il Papa ai fedeli greco-cattolici
ucraini
“Il modo migliore di celebrare San Giosafat è amarci fra noi” e “servire l’unità della
Chiesa”. Lo ha ricordato ieri mattina Papa Francesco ai circa 5 mila pellegrini greco-cattolici
riuniti nella Basilica Vaticana. L’occasione del pellegrinaggio è stato il 50.mo anniversario
della traslazione delle reliquie del Martire ucraino nella stessa Basilica di San
Pietro. Prima dell’arrivo del Papa, i pellegrini, provenienti da Bielorussia e Ucraina,
hanno preso parte ad una Liturgia eucaristica presso l'altare della Confessione della
Basilica Vaticana, presieduta dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, insieme all'arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica
ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk. A concelebrare, i vescovi del Sinodo
della Chiesa Greco-cattolica ucraina, che accompagnano il pellegrinaggio. Il servizio
di Debora Donnini:
La “comunione
di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo” è una “realtà che ci fa pregustare
la vita eterna”, della quale un aspetto importante è infatti la “gioiosa fraternità
di tutti i santi”. Papa Francesco nel discorso ai pellegrini greco-cattolici venuti
in pellegrinaggio alla tomba del vescovo San Giosafat ricorda come sia proprio questo
Martire ucraino a parlarci della comunione dei santi. Lui che abbracciò la vita monastica
secondo la Regola basiliana e si impegnò per la riforma del suo Ordine, che – ricorda
il Papa – portò alla nascita dell’Ordine Basiliano di San Giosafat. E Paolo VI nel
1963 volle infatti che il corpo del Santo fosse collocato sotto l’altare dedicato
a San Basilio Magno, nei pressi della tomba di San Pietro. San Giosafat impegnò poi
tutte le sue forze - da semplice fedele, così come da monaco e poi da vescovo di Polotsk
- “per l’unione della Chiesa sotto la guida di Pietro, Principe degli Apostoli”. E,
dunque, se questa è la comunione della Chiesa – afferma Papa Francesco – “ogni aspetto
della nostra vita cristiana può essere animato dal desiderio di costruire insieme”,
“di testimoniare la fede insieme”:
“Ci accompagna in questo cammino, ed
è il centro di questo cammino, Gesù Cristo, il Signore Risorto. Questo desiderio di
comunione ci spinge a cercare di capire l’altro, a rispettarlo, e anche ad accogliere
e offrire la correzione fraterna. Cari fratelli e sorelle, il modo migliore di celebrare
san Giosafat è amarci tra noi e amare e servire l’unità della Chiesa”.
Di
sostegno è anche “la testimonianza coraggiosa di tanti martiri dei tempi più recenti”
che costituiscono – afferma – “un grande conforto per la vostra Chiesa”. L’invito
del Papa è quindi a costruire “ponti di fraternità”:
“Auguro che la comunione
profonda che desiderate approfondire ogni giorno all’interno della Chiesa cattolica,
vi aiuti a costruire ponti di fraternità anche con le altre Chiese e Comunità ecclesiali
in terra ucraina e altrove, dove le vostre comunità sono presenti”.
Al
termine della Messa, il cardinale Leonardo Sandri aveva rivolto un saluto ricordando
l’importanza della comunione con Pietro. L’esortazione del porporato è a “mai offuscare
la precisa realtà che – dice - ha spinto i vostri antenati ad essere Chiesa cum
Petro et sub Petro, senza che questo, come ci ha insegnato il Concilio Ecumenico
Vaticano II, sia stato a svantaggio del vostro essere Chiesa Orientale”. Una “profezia
di unità anche nell’oggi” che – sottolinea - “non va osteggiata né temuta, bensì conosciuta
e promossa”.