2013-11-24 12:35:08

Honduras al voto. I vescovi: serve risposta a povertà, corruzione e criminalità


L’Honduras ieri al voto per eleggere il nuovo presidente, 128 deputati del Consiglio Nazionale, 20 rappresentanti al parlamento centroamericano e rinnovare 298 municipalità. Oltre 5 milioni gli aventi diritto che dovranno scegliere il successore del capo dello Stato, Porfirio Lobo. Nove gli schieramenti, ognuno con un suo candidato, che partecipano alle consultazioni. In occasione di queste consultazioni, i vescovi honduregni, in una lettera pastorale, hanno esortato il Paese a recarsi alle urne per rispondere alla criminalità imperante, alla corruzione e alla povertà. Forti i timori di brogli per un voto che sarà monitorato da quasi 800 osservatori internazionali. Giancarlo La Vella ne ha parlato con il collega, Luis Badilla:RealAudioMP3

R. – I vescovi sono molto consapevoli, e lo scrivono, della grave situazione che vive il Paese. Non dimenticano che il Paese si trova davanti ad un bivio: o trova i governanti necessari e adeguati per uscire dalla gravissima situazione in cui si trova o può facilmente incamminarsi verso la disintegrazione. Non va mai dimenticato che, in questo Paese, praticamente il 71% della popolazione si trova al di sotto del livello minimo di povertà. I dati delle Nazioni Unite dicono che il 70% degli honduregni va a letto ogni giorno senza mangiare ciò che è sufficiente. Ecco perché i vescovi sottolineano di andare a votare in modo massiccio. E’ il primo appello. Il secondo appello che fanno i vescovi è non vendere il voto, non regalare la propria decisione sovrana, in cambio di due soldi o di qualche promessa, che poi non si realizza. In terzo luogo, chiamano a ricostruire la nazione dalle fondamenta.

D. – Un altro dei primati negativi dell’Honduras è quello di essere il Paese al mondo con il più alto tasso di criminalità...

R. – L’Honduras è la patria delle bande giovanili, che poi sono quelle che, oggi come oggi, imperversano e hanno portato il Paese a tassi di violenza, di criminalità, di omicidi al giorno impressionanti. E questo perché il Paese è attraversato dal narcotraffico, non tanto per il consumo interno che esiste ed è in crescita, ma perché Paese è un passaggio per i narcotrafficanti e per il traffico di armi, che è collegato in modo molto diretto con il narcotraffico.

D. – In questa situazione così difficile, quali vie d’uscita si intravedono anche con l’apporto della comunità internazionale?

R. – Molto dipenderà da quello che succede durante le elezioni. Ci sono nove candidati, ma in realtà in lista sono solo due: Hernández e Castro. I sondaggi delle ultime ore dicono che sono in una situazione di parità. Quindi, il Paese deve decidere per una via o un’altra, essendo due modelli molto diversi: modelli economici, politici, culturali e via dicendo. Poi, dipenderà molto – questo è un punto molto delicato – dal fatto che il risultato delle elezioni sia accettato dai candidati che vengono sconfitti e che il Paese non torni alla solita voragine delle contestazioni, che creano una situazione di tale confusione, per cui la comunità internazionale ha paura di intervenire. Se vince uno, in modo abbastanza chiaro, o comunque la sua vittoria viene accettata, è possibile un sostegno della comunità internazionale.

Ultimo aggiornamento: 25 novembre







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