Nicaragua: per i vescovi il Paese non ha bisogno di nessuna riforma costituzionale
“Il Nicaragua non ha bisogno di nessun riforma della Costituzione... Non sono riforme
necessarie", hanno detto i vescovi del Nicaragua in una comunicato inviato alla agenzia
Fides. La dichiarazione pubblicata da mons. Sócrates René Sándigo Jirón, vescovo di
Juigalpa e presidente della Cen e da mons. Silvio José Báez, vescovo ausiliare di
Managua e segretario generale della Cen precisa: "le attuale proposte sono orientate
a favorire lo stabilimento e il perpetuarsi di un potere assoluto a lunga scadenza,
esercitato da una persona o da un partito, in modo dinastico oppure tramite un'oligarchia
politica ed economica". Nel documento, che è stato consegnato ai parlamentari, si
ribadisce che le riforme proposte non comportano per il Paese "nessun beneficio" quindi
sarebbe molto più utile e urgente "purificare e rettificare la mentalità e la pratica
con le quali si esercita il potere". I vescovi citando la Centesimus Annus, (n.46),
ricordano che “una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo
aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”. In base alla proposta di riforma
costituzionale, il presidente Ortega potrebbe cercare la rielezione indefinita e vincere
le elezioni al primo turno con un semplice voto di maggioranza, oltre a potere rilasciare
decreti esecutivi con forza e validità di legge. L'emendamento concede inoltre maggiori
poteri all'esercito, che avrebbe il totale controllo della radio e delle telecomunicazioni,
e prevede perfino che gli ufficiali generali potranno ricoprire cariche pubbliche
senza rinunciare alla loro carriera militare. Le riforme parziali costituzionali in
Nicaragua richiedono per essere accolte due votazioni e l’approvazione di almeno il
60% dei 92 deputati dell'Assemblea nazionale, cioè 56 voti. (R.P.)