2013-11-23 11:39:34

L’Honduras al voto tra sfiducia, minacce e rischio di astensionismo


Domani 5 milioni e 300mila honduregni saranno chiamati alle urne per partecipare alla mega tornata di elezioni presidenziali, legislative e amministrative, in cui, oltre al Presidente e ai vari parlamentari, quindi, saranno rinnovati anche diversi Consigli comunali, ma soprattutto la popolazione sarà chiamata a scegliere se proseguire con l’attuale bipartitismo o cambiare decisamente strada. I due partiti favoriti, infatti, sono anche le due forze conservatrici che hanno guidato il Paese negli ultimi 40 anni: il Partido Nacional – attualmente al governo – con Juan Orlando Hernandéz Alvarado, e il Partido Liberal con Mauricio Villeda. I seggi apriranno alle 7 del mattino per chiudersi alle 16 e già due ore dopo il Tribunale supremo elettorale potrà fornire i primi risultati, ma fortissimo è il rischio di astensionismo, sia per il generale clima di sfiducia che si respira, sia perché nella scorsa tornata elettorale, nel 2009, l’affluenza alle urne fu appena del 49.88%. Per questa volta, però, onde evitare che ci siano brogli, il voto sarà monitorato da 12mila osservatori nazionali e 786 stranieri, alcuni anche provenienti dall’Unione Europea. La Chiesa locale ha chiesto più volte alla popolazione – anche attraverso una lettera pastorale firmata dai vescovi - di recarsi alle urne senza paura e di dare il proprio voto non per minaccia né per abitudine, ma con la consapevolezza che serva a cambiare davvero le cose. “Gli honduregni sono stanchi di promesse – ha detto all'agenzia Misna il direttore di Caritas Honduras, padre Gérman Càlix – vogliono risposte concrete a problemi come la povertà o la violenza: il 60% della popolazione, infatti, non riesce a mettere insieme neppure un pasto decente al giorno e abbiamo il tasso di criminalità più alto del mondo”. Nonostante la diffusione della paura e della sfiducia istituzionale, quindi, “è importante votare per trasformare il Paese; è un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire”. Le elezioni di domani sono le none nel Paese dal 1980, da quando in Honduras tornò la democrazia dopo quasi un ventennio di dittatura militare. (R.B.)







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