Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nell’ultima Domenica del Tempo ordinario, Solennità di Cristo Re, la liturgia ci presenta
il Vangelo in cui Gesù crocifisso viene insultato e deriso. Ma uno dei malfattori
appeso alla croce accanto al Signore, gli dice: «Gesù, ricordati di me quando entrerai
nel tuo regno». E Gesù risponde:
«In verità io ti dico: oggi con me sarai
nel paradiso».
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione
di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario
“Redemptoris Mater” di Roma:
Dopo aver celebrato
nel corso dell’anno liturgico tutto il mistero di Cristo, per far crescere il desiderio
del suo ritorno, la Chiesa ci pone davanti, a corona del mistero della Pasqua, una
realtà impressionante: un Re e Signore messo in croce, sbeffeggiato e deriso, provocato
a scendere per mostrare il suo potere divino, mentre proprio su quello strumento di
tortura sta mostrando a tutti la misura del dono di Dio, sta gridando al mondo non
solo che Dio c’è, ma cosa sia veramente Dio, di cosa Egli sia capace per amore all’uomo.
Dio è questo dono. Dio è questo perdono. Infinitamente dimentico di sé per accogliere
l’uomo, anche il più peccatore, l’ultimo, tra le sue braccia. Proprio sulla croce
Egli viene con il suo Regno ad aprire quel paradiso che il peccato dei progenitori
aveva chiuso. Al malfattore che, crocifisso con lui, gli grida: “Gesù, ricordati di
me quando entrerai nel tuo regno”, risponde con libertà ed autorità divina: “In verità
io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. Questa croce, questo atto d’amore infinito,
che con tanta superficialità e presunto civismo abbiamo tolto dai luoghi pubblici
e dalle scuole, continua ad essere l’unica risposta vera alla sofferenza profonda
dell’uomo, continua ad essere la chiamata definitiva di Dio all’uomo a farsi dono,
a farsi, come Dio, offerta all’altro. Senza di essa rimane solo l’amarezza degli ultimi,
dei poveri, degli sconfitti. Se l’uomo non si fa dono per l’altro, si fa, anche non
volente, strumento di tortura. Perché: o sotto la croce ne siamo schiacciati, o sulla
croce regniamo con Cristo (come canta la liturgia: “Dio regna dal legno della croce”).