Gratitudine del Papa agli organizzatori dell'Anno della Fede. Mons. Fisichella: dodici
mesi di grazia
"Non voglio finire senza un pensiero a tutti quelli che hanno lavorato per portare
avanti quest’Anno della fede. Mons. Rino Fisichella, che ha guidato questo cammino,
lo ringrazio tanto, di cuore, a lui e a tutti i suoi collaboratori: grazie tante!"
Con queste parole, pronunciate all'Angelus di ieri, Papa Francesco ha voluto esprimere
la sua gratitudine al massimo responsabile del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione,
il dicastero che più di altri si è speso nell'organizzazione degli eventi dell'Anno
della Fede. Per un bilancio di questi dodici mesi, Sergio Centofanti ha sentito
lo stesso mons. Rino Fisichella:
R. – E’ stata,
direi, innanzitutto un’esperienza di grazia che abbiamo ricevuto. La fede, intanto,
è Dio che ci viene incontro e chiede la nostra risposta. Penso che quest’anno abbia
mostrato che c’è stata una grande risposta positiva, entusiasta e carica di significato,
che è stata data a questo momento. Noi, normalmente, siamo abituati a sottolineare
gli aspetti più negativi, gli aspetti della crisi. Non che non ci sia una crisi di
fede: c’è ed è anche profonda. Però, quest’anno ci ha fatto anche comprendere e ci
ha reso visibile che insieme ad essa c’è ugualmente tanto entusiasmo, tanto desiderio
di riprendere il cammino che il Signore ci ha affidato.
D. – E’ stato un anno
particolare, anche perché è stato aperto da Benedetto XVI e chiuso da Papa Francesco
…
R. – Sì: certamente è stato pensato e voluto da Papa Benedetto che, con la
sua Lettera “Porta fidei” ci diceva che l’incontro con il Signore è un cammino, è
una porta sempre aperta. Papa Francesco ci ha detto che questa porta dev’essere anche
varcata. Io penso che il cammino tra Papa Francesco, che lo ha segnato con la sua
testimonianza, e Papa Benedetto che lo ha desiderato, in quest’Anno della Fede sia
proprio questo: la dimensione, cioè, di un coraggio nel non venire meno nella fede.
D.
– Papa Francesco sta chiedendo una Chiesa più accogliente, una Chiesa con le porte
aperte. In questo senso, sta scuotendo noi cristiani e sta avvicinando tanti cosiddetti
lontani…
R. – Questa è la testimonianza che ci sta dando e che provocherà ancora
di più la riflessione e l’azione pastorale con la Lettera apostolica “Evangelii gaudium”
che consegnerà in rappresentanza ad alcune categorie di persone: da un vescovo fino
ai ragazzi che hanno ricevuto la Cresima. Devo dire che non solo il Papa ci dice che
dobbiamo attraversare quella porta, ma ci dice che dobbiamo anche fattivamente, concretamente,
andare incontro agli altri. Papa Francesco ci richiama alla cultura dell’incontro:
io credo che questo sia molto importante.
D. – E questo cambierà anche l’atteggiamento
di noi cristiani …
R. – Ma, credo che questo debba provocare ancora di più
noi credenti. La nostra storia – dobbiamo essere anche sinceri, in questo – è la storia
di venti secoli di un annuncio e anche di una prassi permanente dell’avere riconosciuto
l’apporto che noi potevamo dare a questo mondo. Lo abbiamo fatto con le nostre contraddizioni,
ma lo abbiamo fatto anche con tanti segni che esprimono la santità della Chiesa e
la sua azione di carità, di vero amore e anche di solidarietà. La storia dei Santi,
dopotutto, ma non solo la storia dei Santi: forse quella dei Santi emerge di più perché
vengono ricordati nel corso dei secoli e sono stati in tanti momenti una vera rivoluzione
culturale; ma la storia di tanti cristiani il cui nome è conosciuto soltanto da Dio,
è quella di un impegno quotidiano a favore dei più poveri, a favore degli emarginati,
dei sofferenti … Quindi, una testimonianza di fede genuina.
D. – Le rimane
qualche immagine di quest’Anno, che magari i mass media non hanno sottolineato?
R.
– Mi rimangono veramente tante immagini che mi fanno commuovere realmente. L’immagine
che personalmente porto nel cuore è quella che per un’ora, il giorno del Corpus Domini,
in tutti i continenti, in tutti i luoghi il Cristo è stato davvero il cuore del mondo,
quando c’è stato il sincronizzarsi sull’ora di Roma, dalle 17 alle 18, con l’adorazione
dell’Eucaristia. L’Eucaristia, per noi cristiani, è il fondamento della fede, è il
cuore dell’evangelizzazione, è – direi così – la provocazione prima e ultima, perché
parte da lì e ritorna di nuovo lì per annunciare che abbiamo incontrato Gesù Cristo:
lì lo avevamo davanti, lì la fede significava tenere fissi i nostri occhi sul Suo
Volto, benché nascosto nella specie eucaristica; lì noi abbiamo scoperto che da qualsiasi
parte del mondo, possiamo essere distanti nel tempo e nello spazio, ma c’è stato un
momento in cui eravamo tutti uniti. Perché Cristo ci teneva uniti, perché la contemplazione,
l’adorazione del suo Volto ci teneva uniti!