Conferenza sul clima a Varsavia. Mons. Migliore: ambiente è questione di giustizia
“I cambiamenti climatici sono una questione di giustizia ed uguaglianza”: così mons.
Celestino Migliore, nunzio apostolico in Polonia e capo delegazione della Santa Sede
alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si chiude oggi
a Varsavia. Nel suo intervento, mons. Migliore ha sottolineato la necessità di un’azione
immediata e comunitaria per una revisione “profonda e lungimirante dell’attuale modello
di sviluppo, in modo da correggerne disfunzioni e deviazioni”. Un’azione necessaria,
ha aggiunto il presule, non solo dal punto di vista ecologico ed energetico, ma anche
a causa dello “scandalo della fame e della povertà estrema”. Di qui, l’accento posto
da mons. Migliore sul “rispetto della dignità di ogni persona umana”, così come su
determinati principi etici: la promozione del bene comune, l’attenzione e la tutela
dei poveri e dei giovani, lo sviluppo di un autentico spirito di solidarietà.
In
questo mondo, ha detto ancora il rappresentante della Santa Sede, “basandosi sulla
centralità della persona umana, la giustizia sociale e l’equità”, sarà possibile “sviluppare
politiche adeguate a tutti i livelli”, affinché “l’equità sia la pietra miliare di
ogni accordo”. Mons. Migliore ha poi ricordato alcune soluzioni pratiche da attuare
concretamente, tra cui la protezione dello stato dell’ozono e la differenziazione
degli standard per i Paesi sviluppati e per quelli in via di sviluppo, da assistere
anche finanziariamente. Tuttavia, evidenziando come “le soluzioni tecniche siano necessarie,
ma non sufficienti”, il presule ha richiamato l’importanza dell’informazione e dell’educazione,
insieme alla “salvaguardia delle condizioni morali per un’autentica ecologia umana”.
“La tutela del Creato e dell’educazione – ha detto mons. Migliore – sono indissolubilmente
legate a un approccio etico nei confronti dell’economia e dello sviluppo sostenibile”.
Quindi, il nunzio apostolico ha concluso il suo intervento sottolineando che “i cambiamenti
climatici comportano una responsabilità comune nei confronti dell’intera famiglia
umana, specialmente verso i poveri ed i giovani”.
La Conferenza di Varsavia
avrebbe dovuto contribuire al raggiungimento, nel 2015, di un accordo globale sulla
riduzione delle emissioni di gas serra. Ma i veti incrociati dei Paesi ricchi e delle
nazioni più povere ha portato ad uno stallo. Per questo, giovedì sei Ong – Greenpeace,
Oxfam, Action Aid,Confederazione internazionale sindacati e Amici della Terra – hanno
abbandonato la Conferenza prima della sua conclusione, in segno di protesta. (A
cura di Isabella Piro)