Ripresi i colloqui sul nucleare iraniano all'insegna dell'incertezza
Segnali contraddittori hanno inaugurato ieri a Ginevra la prima delle tre giornate
del nuovo round negoziale fra l'Iran e le potenze del gruppo 5+1 sullo spinoso dossier
nucleare. L'obiettivo resta quello di un accordo preliminare in grado di rassicurare
il mondo che il programma iraniano non punti alla bomba atomica, in cambio di un primo
allentamento delle sanzioni su Teheran. Ma i tempi appaiono incerti. Il servizio di
Marina Calculli:
La speranza
che un accordo possa essere concluso in una settimana è stata lanciata dal capo del
Foreign Office Britannico, William Hague. Ma una fonte anonima della Casa Bianca ieri
ha messo a freno gli entusiasmi. E se Washington è scettica sulla possibilità di concludere
rapidamente un accordo con la potenza più difficile per la diplomazia americana da
oltre 30 anni, bisogna forse andarci cauti. Obama certo, ha invitato il congresso
a non approvare nuove sanzioni contro Teheran per lasciar respiro alla diplomazia.
Dal canto iraniano, ieri l’Ayatollah Khamenei ha detto che Teheran “non cederà di
una virgola”. La Guida Suprema non intende intervenire nei negoziati ma ha posto linee
rosse per i suoi rappresentanti impegnati a Ginevra. La Francia resta ferma: per Parigi
l’Iran deve ridurre lo stock di uranio già arricchito al 20%. E mentre Putin ancora
ieri in serata sosteneva che un accordo può esserci entro la fine della settimana,
il premier israeliano Netanyau è volato a Mosca proprio per incontrare il capo del
Cremlino. Israele è ostile all’accordo e sembra disposta ad andare contro la storia
pur di ostacolare l’apertura della comunità internazionale verso l’Iran.