Sardegna. Nel giorno dei funerali il Papa prega per le vittime dell'alluvione
All’udienza generale di questa mattina, Papa Francesco ha rinnovato la sua richiesta
di preghiere per le vittime dell’alluvione in Sardegna. Prosegue intanto senza sosta
nelle zone colpite il lavoro dei soccorritori. Il bilancio delle vittime resta fermo
a 16. Di alcune di loro sono stati celebrati oggi i funerali. Presente il sostituto
alla Segretario di Stato, mons. Angelo Becciu: "il Papa è presente in mezzo a noi
- ha detto - per condividere la vostra angoscia, per invitare tutti a sperare senza
cedere allo sconforto, per auspicare vivamente che il rispetto della natura e la necessaria
cura del territorio possano evitare in futuro simili devastanti tragedie". Domani
il Consiglio dei ministri proclamerà il lutto nazionale. E intanto un emendamento
dei relatori alla legge di Stabilità prevede che possano arrivare complessivamente
a 200 milioni le risorse stanziate per la ricostruzione dopo l'alluvione in Sardegna.
Il servizio di Debora Donnini:
La Sardegna
piange le vittime dell’alluvione. A ricordarle stamani da piazza san Pietro, Papa
Francesco:
"Non possiamo non ricordare le vittime della recente alluvione
in Sardegna: preghiamo per loro e per i familiari e siamo solidali con quanti hanno
subito dei danni. Adesso facciamo una preghierina in silenzio e poi pregheremo la
Madonna perché benedica e aiuti tutti i fratelli e le sorelle sardi".
Questa
mattina poi sono stati celebrati i funerali di 3 persone a Tempio Pausania. Nel pomeriggio
nel Palazzo dello sport ad Olbia le esequie di altri 6 tra cui i piccoli Enrico di
tre anni e Morgana di due presiedute da mons. Giovanni Sanguinetti, vescovo di tempio-Ampurias.
“Ripartiamo insieme, senza lasciare solo nessuno. Con carità, solidarietà, in modo
equilibrato", ha detto aggiungendo: “la mano dell’uomo non è estranea a questa catastrofe.
Bisogna imparare a rispettare il creato, le sue leggi e i suoi ritmi”. Intanto si
cerca ancora un uomo di Bitti, il 62enne Giovanni Farre, disperso da lunedì sera.
Sale intanto a 1.749 il numero degli sfollati. La situazione nella provincia di Oristano
sembra essere migliorata, ma la Protezione civile ha fatto partire l’allerta: su tutta
l’isola per il primo pomeriggio di venerdì, vi saranno ancora precipitazioni a carattere
di rovescio o temporale. Oggi in un vertice a Oristano il capo della Protezione civile
Franco Gabrielli ha detto che al momento è impossibile fare una stima dei danni causati
dall’alluvione. La ricognizione inizierà nei prossimi giorni. E Abbanoa, il gestore
unico del servizio idrico integrato in Sardegna, lancia l’allarme: ci sono venti depuratori
devastati e sei potabilizzatori fuori uso in tutta l'isola. Ora per centinaia di famiglie
ci sono giorni di duro lavoro per rendere di nuovo abitabili le abitazioni invase
dal fango.
Al microfono di Antonella Palermo sentiamo il viceparroco
di Solarussa, don Fabio Ladu:
R. – La Sardegna
si è sempre distinta per questa solidarietà, per questa accoglienza, che abbiamo toccato
con mano sin dai primi istanti. Abbiamo visto la popolazione che, attraverso camion,
trattori, ruspe, si è messa a disposizione di tutte le persone e che, soprattutto
nel centro di prima accoglienza allestito nel salone parrocchiale, ha portato vestiti,
viveri e coperte. E’ stato come toccare il cuore delle persone.
D. – Di che
cosa avete bisogno?
R. – In questo momento, c’è sicuramente bisogno di tanta
solidarietà, di avvicinarci alle persone, di un sorriso, di una parola buona, di un
incoraggiamento. Poi, sicuramente c’è bisogno anche di vestiario, perché l’acqua è
entrata nelle case e ha riempito i mobili, quindi i capi d’abbigliamento sono ormai
inutilizzabili.
D. – E’ vero che l’uomo ha rubato troppo alla natura, che
ora si riprende ciò che le è stato tolto?
R. – Sicuramente, la natura fa sempre
il suo corso. Non possiamo andare contro un fiume, contro una palude, contro un ruscello
perché, volenti o nolenti, capitano queste situazioni e riemerge alla luce il corso
naturale.
D. – Da sacerdote, che parole rivolge alla sua comunità in questo
momento?
R. – Di avere fiducia, di non scoraggiarsi, perché il Signore anche
in questi momenti di sofferenza e di grande dolore si rende presente. Vedere tutta
quella gente nel salone, abbracciare le persone anziane, asciugare loro i piedi, mettere
loro le calze è stato come toccare il Signore, presente in mezzo a noi. Le parole
sono, quindi, di incoraggiamento e spingono ad avere fiducia, perché il Signore non
ci abbandona mai.
“Nessuno poteva pensare a un tale disastro”: è il commento
di Antonella Dalu, sindaco di Torpé, in provincia di Nuoro, paese che ha registrato
una vittima, danni ingenti e un centinaio di famiglie sfollate. Abbiamo fatto il possibile,
aggiunge la Dalu, intervistata da Antonella Palermo:
R. – Avevamo
l’allerta da domenica sera, che non faceva presagire certo portate di questo tipo.
Ci siamo attivati immediatamente per far evacuare gli abitati alla sinistra del fiume
(Rio Posada - ndr) dove aveva ceduto l’argine. Nel giro di un’ora, però, alle 19,
le persone erano già sui tetti. Da lì in poi, quindi, abbiamo fatto evacuare anche
la parte destra e tutta la parte bassa degli abitati.
D. – Sarete pronti a
rivedere un piano di prevenzione, visto che la zona è comunque a rischio idrogeologico...
R.
– Sì, noi avevamo già previsto un piano per portate sicuramente non come questa, che
nessuno a memoria d’uomo riesce a ricordare. Vedremo sicuramente il piano.
D.
– Cosa prevede questo piano?
R. – Intanto, di rinsaldare e rivedere la diga,
che doveva trattenere le acque e, soprattutto, di finire la costruzione degli argini.
Se gli argini del fiume, infatti, fossero stati ultimati, avrebbero retto e almeno
la parte destra non avrebbe avuto i problemi che, invece, abbiamo dovuto affrontare.
D.
– Le prossime mosse da parte dei sindaci dei Comuni limitrofi? Solidarietà tra di
voi...
R. – Siamo tutti in collegamento con i sindaci dei Comuni limitrofi,
assolutamente. Pensiamo di fare un unico piano d’intervento. Tra la cittadinanza,
ovviamente, la solidarietà non è mancata, anche perché gli sfollati hanno trovato
ricovero soprattutto nelle case di parenti e amici. Quelli che abbiamo dovuto accudire
nei centri di ricovero sono stati pochissimi, perché quasi tutti hanno offerto un
tetto a chi lo aveva perso. Finito il dolore, sarà il momento di fare i conti con
le responsabilità umane. A fronte di una fortissima depressione, spiegano i climatologi,
che ha provocato il “ciclone extratropicale” che si è abbattuto sulla Sardegna, c’è
però chi chiede di non dimenticare la sciagurata gestione del territorio e la sordità
della classe politica di fronte ai ripetuti allarmi che, se ascoltati, avrebbero potuto
evitare questa tragedia.