Giornata dell’Industrializzazione africana, tra ricchezze e arretratezza
“Sebbene l'Africa sia patria di alcune delle economie in più rapida crescita al mondo,
troppi sono ancora coloro rimasti indietro”. E' una delle considerazioni con le quali
il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nella Giornata per l’Industrializzazione
dell’Africa ricorda quanti nel Continente sono ancora senza lavoro e soffrono la fame
nonostante il segno più delle economie. Sull’argomento, Cecilia Sabelli ha
intervistato la prof. Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa
presso l’Università di Torino:
R. – Sappiamo
soprattutto che corruzione e malgoverno sono responsabili di sprechi enormi di capitali
e di risorse. Molto spesso, poi, gli investimenti stranieri vengono concordati con
i governi non necessariamente nell’interesse del Paese, anche quando si tratta di
infrastrutture e di altri progetti che apparentemente lo sarebbero. Ecco, quindi,
che il paradosso dell’Africa in questo momento è che in molti casi cresce l’economia,
ma cresce anche la povertà o, se non altro, non diminuisce abbastanza. Sotto questo
profilo, l’Africa continua a essere talmente arretrata da quasi non contare nel contesto
internazionale.
D. – L’attenzione degli esperti sarà quest’anno rivolta all’occupazione
giovanile e femminile e alla promozione dell’imprenditoria. Possono questi due elementi
aiutare l’estinzione del problema della povertà in Africa?
R. – Di sicuro,
questi due obiettivi sono fondamentali. Basti pensare che in certi Paesi la disoccupazione,
che è sempre a due cifre, nel caso dei giovani raggiunge il 40-50, il 70% della popolazione.
Creare un ceto medio produttivo fondato sulla piccola e media impresa giova di sicuro
all’economia, anzi è essenziale per l’economia di un Paese, ma giova anche al buon
governo e alla tutela dei diritti umani, perché significa creare un ceto di persone
in grado di partecipare alla vita politica attivamente e consapevolmente. Ed è questo
un altro enorme problema del continente africano.
D. – Questa giornata è stata
concepita dall’Onu nel 1989, per stimolare l’intervento degli investitori. In quale
direzione dovrebbe andare il loro contributo, per poter infine parlare di uno sviluppo
sostenibile e inclusivo?
R. – Mettere in atto sistemi di controllo più efficaci,
questo è uno dei traguardi che occorre raggiungere. La Banca mondiale proprio negli
ultimi mesi ha denunciato il fatto, ad esempio, che ogni dieci dollari che vengono
consegnati dalla Cooperazione allo sviluppo al governo somalo, sette svaniscono nel
nulla. Si capisce che la priorità sia prima di tutto organizzare un sistema di controllo
nell’utilizzo e nella destinazione dei fondi, sia che si tratti di cooperazione allo
sviluppo vero e proprio, sia che si tratti di assistenza alla popolazione.