Anno Onu delle Famiglie rurali. Il Papa: modelli di fraternità nel lavoro
“Valorizzare gli innumerevoli benefici che la famiglia apporta alla crescita economica,
sociale, culturale e morale dell’intera comunità umana”. E’ l’appello di Papa Francesco
all’udienza generale di ieri, al termine della quale ha ricordato l'imminente apertura
dell’Anno internazionale della Famiglia rurale, domani 22 novembre. Sui problemi e
le aspettative delle famiglie e delle comunità rurali che hanno ispirato questa iniziativa,
Cecilia Sabelli ha intervistato Vincenzo Conso, segretario generale
dell’Icra, l'International Catholic Rural Association:
R. – Si tratta
di fare soprattutto il punto sul ruolo e le potenzialità proprie dell’agricoltura
familiare, in un percorso che coinvolgerà tutto il mondo rurale: quello della cooperazione,
per esempio, dello sviluppo e quello legato alla lotta alla fame. E questo anche per
toccare temi come la nutrizione, alla luce delle idee e delle battaglie che si sono
sviluppate in questi anni. Credo che questa iniziativa sia stata un’esigenza avvertita
da parte di tutti, in particolare da alcuni gruppi della società civile, che hanno
fatto pressione in questo senso. Tra questi anche l’Icra, il cui presidente di allora,
il cileno Emiliano Ortega Riquelme, si è mosso in quella stessa direzione attraverso
la rete del Forum mondiale dell’agricoltura.
D. – Quali sono le potenzialità
nel mondo di oggi dell’agricoltura familiare?
R. – L’agricoltura familiare
potrebbe aiutare ad aumentare la produzione agricola in maniera sostenibile. Quindi,
in questo senso potrebbe produrre più cibo e più lavoro, portandolo e creandolo laddove
ce n’è più bisogno: tra le popolazioni e le aree colpite dall’insicurezza alimentare
e in quelle aree rurali e periurbane delle economie più mature, dove occorre rigenerare
relazioni e socialità della vita economica.
D. – Quali sono le problematiche
delle famiglie delle comunità rurali che hanno ispirato questa iniziativa dell’Onu?
R.
– I problemi sono diversi secondo le varie aree del pianeta. Ci sono i problemi -
per esempio – di accesso al credito, di favorire l’istruzione nella famiglia rurale;
c’è il problema della distribuzione dei prodotti, perché in alcuni Paesi le famiglie
rurali sono penalizzate, anche nella commercializzazione, e c’è il problema di cooperare
e di costituire dei consorzi. Infine, c’è il problema generale della formazione, soprattutto
in alcune aree - penso all’Africa e un po’ anche all’Asia - dove è necessario cambiare
mentalità.
D. – Come Associazione, quali sono le aspettative rispetto a questa
iniziativa?
R. – Per noi è un’occasione straordinaria perché l’agricoltura
familiare è il soggetto centrale dell’esperienza concreta delle nostre realtà. Pensiamo
di riproporre al centro di tutto la riflessione sulla famiglia. In questo ci aiuterà
anche il prossimo Sinodo che, guarda caso, si svolgerà proprio nel 2014. Vogliamo
quindi cercare di far emergere la centralità della famiglia anche in questo settore,
nel quale è sempre stata foriera di valori essenziali come la solidarietà, la moralità.