Salito a 16 il numero dei morti per il ciclone sul nord della Sardegna. Il dolore
di mons. Sanguinetti
Gravissima emergenza meteo in Sardegna, dove ieri si è abbattuto con straordinaria
potenza un ciclone con venti e piogge che hanno provocato almeno 16 morti, inondazioni
e ingenti danni a case e strade. L’emergenza continuerà anche oggi e potrebbe interessare
anche altre regioni italiane. Il servizio di Giancarlo La Vella:
E’ stato chiamato
Cleopatra il ciclone che sta portando morte e distruzione nell’area centro nord della
Sardegna. La Gallura, la regione più interessata. Il bilancio delle vittime è in continuo
aumento a causa dell’alto numero di dispersi in un clima da tregenda. Strade e case
allagate per l’esondazione di fiumi, centinaia di sfollati, crolli e smottamenti di
strade e ponti, black-out elettrici, pesanti disagi alla circolazione stradale e ferroviaria,
ritardi nei collegamenti aerei e marittimi. Sarebbero molti gli episodi da raccontare
che hanno causato morti e feriti. Su tutti lo sbigottimento per un evento tanto imponente
quanto inatteso. Le squadre di soccorso sono immediatamente entrate in azione, ma
con le difficoltà dovute a una perturbazione che ancora sta martellando varie zone
dell’isola e che nelle prossime ore potrebbe puntare su altre regioni italiane e nelle
quali è stato d’allerta.
Con quale stato d’animo la popolazione in queste ore
vive l’emergenza maltempo sull’isola, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente
mons. Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Olbia, Tempio, Ozieri:
R. - I sentimenti
non possono che essere di grande dolore, per le numerose vittime e per le persone
che sono ancora disperse, e di grande preoccupazione, perché l’emergenza sembra non
essere ancora finita. Quando accadono queste cose ci rendiamo conto che l’uomo è impotente
di fronte a situazioni di un’emergenza straordinaria. Ci sono vite spezzate da questa
furia straordinaria della natura. A questo punto, sembrano passare in secondo piano
anche gli altri disagi: le distruzioni, case totalmente devastate e allagate, aziende
messe in ginocchio … Sono quelle forme di cataclismi, che in qualche maniera, mettono
in ginocchio un Paese. Devo dire - però - che la comunità sta reagendo in modo esemplare.
Quindi, da una parte il dolore, il dramma di tante famiglie, e dall’altra una comunità
che si stringe intorno a chi, in questo momento, è così duramente provato. Però questo
è anche il momento della solidarietà, dell’assunzione di responsabilità da parte delle
autorità, delle istituzioni. Però, credo che questo sia soprattutto il momento della
solidarietà, della vicinanza, della prossimità da parte di tutti noi, compresa la
comunità cristiana.
D. - Un’altra riflessione da fare in occasione di questa
catastrofe sicuramente inattesa: è come se l’ambiente si stia quasi ribellando ad
un’azione dell’uomo troppo innaturale …
R. - Noi abbiamo rubato troppo; l’uomo
ha rubato troppo alla natura; e la natura si riprende ciò che le è stato tolto. Le
violenze fatte all’ambiente, i fiumi che sono stati chiusi, i corsi d’acqua deviati,
le montagne che sono state disboscate … Le ferite che porta l’ambiente sono ferite
molto gravi e noi dobbiamo - purtroppo - piangere a cose fatte i danni di un passato
che molte volte è stato più predatore che custode e costruttore di un ambiente sano
e amico dell’uomo.
D. - Abbiamo ancora negli occhi le immagini drammatiche
delle Filippine. La solidarietà è importante - come lei ha detto - e anche in questi
casi è importante il momento della preghiera …
R. - Certamente per noi cristiani
questa è la nostra forza, è ciò che ci fa essere vicini agli altri nell’aiuto reciproco,
nella comprensione, nel darsi reciprocamente una mano; è una forza che non viene da
noi stessi, ma che proviene dall’alto. E allora noi dall’alto chiediamo che chi soffre
in questo momento trovi davvero la pace interiore nel sostegno della fede, per chi
è credente, nel sostegno dell’amicizia dei propri fratelli. Dall’altra parte, però
la preghiera diventa anche invocazione della luce dello spirito, perché illumini le
coscienze degli uomini e di chi è chiamato a governare un Paese, una collettività
e perché, attingendo a quelli che sono i profondi valori umani e sociali, si riescano
ad attivare quelle politiche che siano in grado di arginare fatti di questo genere.