Conferenza Operatori Sanitari. Mons. Zimowski: aiuto ai malati di Alzheimer, no all'eutanasia
“La Chiesa al servizio della persona anziana malata: la cura delle persone affette
da patologie neurodegenerative”. E’ questo il tema della 28.ma Conferenza internazionale
del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, al via domani. Evento culminante
dell’assise, l’udienza di Papa Francesco ai partecipanti, sabato mattina in Aula Paolo
VI. La Conferenza che vedrà la partecipazione di 700 persone di 57 Paesi - tra medici,
ricercatori, volontari e personalità ecclesiali - è stata presentata ieri in Sala
Stampa Vaticana. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Sono 35 milioni
le persone al mondo che soffrono di Alzheimer e ogni anno si registrano quasi 8 milioni
di nuovi casi. Il presidente del dicastero per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt
Zimowski, ha iniziato il suo intervento indicando proprio l’ampiezza di questa patologia
terribile, la più diffusa tra le forme di demenza senile. E subito ha affermato che,
come più volte ribadito da Papa Francesco, bisogna agire per una società più inclusiva
nella quale anche i più deboli siano rispettati e valorizzati:
“Impegnarsi
sempre in favore della vita e affinché chi non è considerato economicamente ‘produttivo’,
'conveniente', non venga emarginato o addirittura soppresso, come dimostrato dall’elevato
numero di aborti e dall’apparente diffondersi dell’eutanasia”.
Quindi,
soffermandosi sulla pastorale in questo campo, ha sottolineato che “evangelizzare
la vecchiaia significa scoprire le sue interne e originali possibilità” come anche
i suoi valori:
“Mediante la solidarietà tra giovani e anziani, si comprende
come la Chiesa sia effettivamente famiglia di tutte le generazioni, in cui ognuno
deve sentirsi a casa e dove non regna la logica del profitto e dell’avere, ma quella
della gratuità e dell’amore. Quando la vita diventa fragile, negli anni della vecchiaia,
non perde mai il suo valore e la sua dignità”.
E’ dunque necessario, ha
proseguito mons. Zimowski, “in primo luogo continuare a coinvolgere le persone anziane
nella vita e nella missione della Chiesa”. Dobbiamo, ha detto ancora, “promuovere
l’amore e la comprensione verso l’anziano sin dal nucleo familiare” e “respingere
con fermezza ogni forma di eutanasia delle persone anziane”. Dal canto suo, il sottosegretario
del dicastero, mons. Mupendawatu, ha informato che oltre alla Conferenza ci saranno
anche altri due importanti eventi: la riunione del Consiglio direttivo del nuovo Comitato
Internazionale delle Istituzioni Sanitarie Cattoliche e un incontro dedicato al Progetto
“Africae Munus”. Infine, alla Conferenza verrà anche presentato un Sussidio
dedicato alla “Pastorale sanitaria e la nuova evangelizzazione per la trasmissione
della Fede”. Alla Conferenza è intervenuta anche la dott.ssa Gabriella Salvini
Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, che ha dato la sua toccante
testimonianza di figlia di una malata di Alzheimer, morta in anni in cui questa patologia
era a mala pena diagnosticata. Quindi, ha denunciato che ancora oggi i malati di Alzheimer
non trovano un’attenzione adeguata da parte delle Istituzioni:
“C’è un fatto:
contano molto poco, perché non rendono sia economicamente, sia in termini di voti.
Ma sono malati, sono persone con una dignità, con una storia”.
Proprio
per contrastare questa situazione, ha aggiunto, è nata la Federazione impegnata a
dare assistenza, in diversi modi, in particolare alle famiglie attraverso un “telefono
verde”, consulenze, formazione e ora anche una “App” per smartphone. E proprio sul
ruolo cruciale della famiglia nella cura dei malati di Alzheimer si è soffermato il
dott. Gabriele Carbone, tra i massimi esperti della patologia in Italia:
“E’
una malattia che, a pieno titolo, può essere definita una ‘malattia familiare’. A
tutti gli effetti, la famiglia è il luogo ideale di cura per questi malati: malati
che perdono le capacità cognitive e che spostati al di fuori del proprio ambiente,
è immaginabile come possano peggiorare”.
Ecco perché, ha osservato il
dott. Carbone, bisogna sostenere concretamente le famiglie con malati di Alzheimer,
affinché non si sentano isolate e abbandonate a se stesse.