Brasile: a Rio 5 anni fa la pacificazione delle favelas ma la strada è ancora lunga
Il cosiddetto piano di pacificazione delle ‘favelas’ di Rio de Janeiro compie questa
settimana cinque anni in piena espansione nonostante la minaccia a tutt’oggi rappresentata
dai cartelli del narcotraffico e le denunce di torture e abusi a carico della polizia.
Il programma era cominciato da Santa Marta, una favela di 6.000 abitanti ai piedi
del Cristo Redentor che il 19 novembre 2008 fu strappata ai narco per insediarvi una
postazione permanente delle forze dell’ordine denominata Unità della polizia pacificatrice
(Upp). Oggi Santa Marta è considerata un modello per l’indice di sicurezza raggiunto,
secondo le autorità locali, e, in base ai dati ufficiali, non si sono più registrati
omicidi. Il piano - riferisce l'agenzia Misna - implica anche politiche sociali e
progetti di urbanizzazione per gli abitanti. “Affinché il programma abbia successo
la cosa più importante è che i residenti abbiano fiducia nel lavoro della polizia.
È logico che essendoci stato un potere parallelo per 30 o 50 anni – i narcotrafficanti
– ci sia una resistenza maggiore” ha detto in una recente intervista il responsabile
dell’Upp di Santa Marta, il capitano Jeimison Barbosa. Una delle strategie utilizzate
per perseguire questo obiettivo mitigando l’immagine della polizia carioca corrotta
e violenta è stata quella di inviare a Santa Marta poliziotti da poco graduati che
hanno ricevuto una formazione ‘ad hoc’. Ciò non ha impedito lo scoppio di scandali
come quello che ha danneggiato in modo consistente il programma di pacificazione negli
ultimi mesi dopo la scoperta di casi di tortura durante interrogatori di sospetti
criminali nella Upp di Rocinha, la più grande ‘favela’ di Rio. In questo contesto,
il narcotraffico non ha smesso di combattere il piano di pacificazione e mantiene
una sorta di resistenza armata in alcune baraccopoli come Rocinha stessa, il Complexo
do Alemão o Cidade de Deus, dove si continuano a registrare sparatorie e omicidi anche
di poliziotti. “Quando la Upp si insedia, il narcotraffico non smette di esistere,
non c’è modo di fermarlo. Quello che si riesce a fare è far scomparire fucili e armi
di grosso calibro” ha ammesso Barbosa. In cinque anni le Upp aperte sono state 34
e controllano 233 ‘favelas’; altre sei Upp sono perviste entro il dicembre 2014. (R.P.)