Esplode una bomba in un sobborgo di Kathmandu provocando tre feriti, tra cui un bambino,
a poche ore dall'apertura delle urne in Nepal per eleggere l'Assemblea costituente.
L’assemblea dovrà redigere, entro un anno, una Costituzione democratica dopo i falliti
tentativi dei quattro governi di coalizione precedenti. Attentati, violenze e scioperi
sono stati organizzati da giorni dai maoisti più radicali che vogliono boicottare
il voto di oggi. Cecilia Sabelli ha raggiunto telefonicamente a Kathmandu Barbara
Monachesi, responsabile dell’Associazione Onlus Apeiron:
R. – E’ stata
creata un’alleanza anti-elezioni di 33 partiti guidata principalmente dal partito
maoista che effettivamente si è dichiarato fin da subito contrario a queste elezioni.
Stanno cercando in tutti i modi di evitare che la gente riesca ad arrivare in tempo
ai villaggi per votare e hanno cercato anche di evitare lo svolgimento delle manifestazioni
a favore di uno o dell’altro candidato. Ci sono state anche diverse aggressioni ad
uffici di partito e a residenze di candidati. La cosa forse più preoccupante è che
ci siamo resi conto in questi giorni che le informazioni che noi ricevevamo dal nostro
staff, che è dislocato in diversi distretti, circa incidenti, scontri, violenze non
collimavano con quanto risultava nei giornali. Abbiamo saputo, per esempio, che anche
a Pokhara – che è una nota meta turistica – ci sono state aggressioni anche a bus
che trasportavano turisti, e questa è una cosa assolutamente insolita. Che si sappia,
nessuno è stato ferito. Ma la cosa è preoccupante, perché sembra quasi che da parte
del governo ci sia il desiderio di coprire “scompigli” che invece sono abbastanza
importanti.
D. – Il partito maoista di Kamal Dahal, detto Pachanda, sembra
essere tra i favoriti, nonostante sia uno dei più criticati dai radicali a capo di
queste proteste …
R. – Nelle precedenti elezioni avevano vinto a pieni voti,
anche se sulla legalità di quelle elezioni abbiamo i nostri dubbi. Rimane comunque
un partito molto seguito e sul quale tanti avevano riposto diverse speranze perché
si erano posti come quelli che potevano rompere con il sistema, con la tradizione,
con il nepotismo che è sempre stato molto presente nella politica anche nepalese.
Molti sono stati quelli che sono stati disillusi, perché in realtà, una volta saliti
al potere hanno posto in essere gli stessi meccanismi un po’ perversi dei loro
predecessori …
D. – Le accuse che infatti più frequentemente vengono rivolte
ai maoisti al potere, riguardano il loro stile di vita altolocato mentre in Nepal
la situazione umanitaria rimane complessa, non è vero?
R. – La situazione rimane
ancora molto critica perché c’è una percentuale altissima – almeno il 40 per cento
della popolazione – che sembra ancora vivere al di sotto della soglia della povertà.
Significa vivere con meno di un 1,25 euro al giorno. Anche nella capitale, lo stato
dei lavoratori rasenta la schiavitù, per cui lavorano per nulla se non, magari, per
il cibo del giorno. Stiamo parlando di un Paese che è uno dei più poveri al mondo
– mi sembra il 12.mo – e sicuramente il più povero del Sudest asiatico.
D.
– Può una nuova Costituzione rappresentare una soluzione alle problematiche del Paese?
R.
– Una Carta costituzionale avrà certamente un suo valore e sarà importante che dia
la possibilità di riconoscere i diritti civili, politici e religiosi di tutti. Il
problema sarà la sua attuazione, perché comunque il Paese è distante anni luce da
uno sviluppo. Noi lavoriamo principalmente con le donne, e devo ammettere che per
esempio negli ultimi anni la situazione delle violenze domestiche sembra essersi triplicata.
La situazione sembra peggiorare sempre di più. Ci si aspettava, tutti, un miglioramento,
con la fine della guerra civile; devo ammettere che avevamo sbagliato.