Kaiciid. Il card. Tauran: dialogo interreligioso rende il mondo più sicuro e illuminato
Viviamo in un mondo in continuo cambiamento, e in un mondo sempre più provvisorio.
Non si può vivere senza relazionarsi ai propri contemporanei, alle loro gioie e alle
loro speranze, alle loro ansie e dolori. Così il card. Jean-Louis Tauran si è rivolto
all’assemblea della Conferenza della Kaiciid, Centro internazionale per il dialogo
interreligioso e culturale “Re Abdullah Bin Abdulaziz”, in corso ieri ed oggi a Vienna.
Il Centro, fondato da Arabia Saudita, Spagna e Austria, vede la Santa Sede nel ruolo
di organismo osservatore e fondatore. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
“Il dialogo
interreligioso insegna ad essere attenti a non dare delle altre religioni un’immagine
negativa in luoghi come le scuole e le università, attraverso i mass media, o soprattutto
nei discorsi religiosi. Ci insegna a non sminuire le convinzioni religiose degli altri,
soprattutto in loro assenza. Ci insegna a considerare la diversità in tutti i suoi
aspetti, che sia etnica, culturale o di vedute, come una ricchezza e non come una
minaccia”.
E’ così che il cardinale Tauran indica all’assemblea una delle
possibili letture del tema dato a questi due giorni di workshop “L’immagine
dell’altro”.
Interreligious dialogue impels us: To listen and to better… Il
dialogo interreligioso, continua il porporato, ci spinge ad ascoltare e a conoscere
meglio l’altro, a pensare prima di giudicare e a presentare il contenuto della nostra
fede e le nostre ragioni per poter vivere con gentilezza e rispetto. Per tutto questo,
il dialogo interreligioso può contribuire a ridare a Dio il luogo che Egli merita,
può contribuire a ispirare fraternità, a dare la saggezza e il coraggio di agire.
Il
tema “L’immagine dell’Altro”, prosegue il cardinale Tauran, ci spinge a guardare dentro
noi stessi per purificare ciò che ci rende chiusi di fronte alla novità e alla verità.
Guardare l’altro significa anche accettare di essere messi in discussione circa il
nostro credo ed essere pronti a darne conto. Guardare l’altro significa essere in
grado di lavorare con le persone di buona volontà per il bene comune.
Ecco
quindi che il cardinale chiama le religioni “a proporre e non ad imporre le ragioni
per vivere”:
What is at the center of our concern is the human person... Al
centro della nostra preoccupazione, prosegue, c’è la persona umana, uomini e donne:
sono loro l’oggetto dell’attenzione dei leader politici e religiosi. Ciascuno di noi
è un cittadino e un credente, e non un cittadino o un credente. Tutti noi apparteniamo
alla medesima famiglia umana. E ciò significa che condividiamo la stessa dignità,
che ci confrontiamo con gli stessi problemi, che godiamo degli stessi diritti e che
siamo chiamati a compiere lo stesso dovere.
Troppo spesso, aggiunge il porporato,
giudichiamo le persone dalla loro apparenza o su quella che è la loro produzione,
sebbene ciascuno di noi sia molto più di ciò che sembra o di ciò che abile a produrre.
Riduciamo la persona umana a un oggetto, stigmatizza il cardinale, riferendosi a tutte
le questioni e problematiche sollevate dalla biotecnologia, in realtà “la persona
umana trascende la sua dimensione materiale”.
In conclusione, il cardinale
Tauran ritiene che uno dei compiti della Kaiciid possa essere la promozione di ciò
che lui stesso definisce “l’intelligenza del cuore”, ossia ciò che “ci ispira a rispettare
tutto ciò che Dio compie in ogni essere umano e allo stesso tempo rispettare il mistero
che ogni essere umano rappresenta.” Poi avverte:
What we have to avoid
absolutely is that religions engender fear... "Dobbiamo assolutamente evitare
che le religioni generino paura e atteggiamenti di superiorità o esclusione”.
Kaiciid
può quindi diventare un luogo in cui potersi guardare gli uni con gli altri, per “conoscersi
meglio e per dividere le proprie capacità, per poter poi rendere questo mondo più
sicuro e più illuminato, in cui si possa vivere nello spirito di quella fratellanza
che spesso ci indica Papa Francesco”.