Giornata delle Claustrali, "Non siamo conosciute abbastanza"
di Suor Maria Redenta, Badessa del Monastero di Clarisse S. Micheletto a Monte S.
Quirico (LU) La vita claustrale
si fonda su un paradosso: sembra disincarnata, vista da fuori, ma è proprio questa
dimensione che invece permette di vivere immersi nella realtà. Qui si scopre la vita
vera, che scorre nelle profondità dell'essere. Niente come la clausura, infatti, ti
espone alla concretezza dell'esistenza come stare dentro uno spazio circoscritto,
nel silenzio, in preghiera, con la comunità, nella nudità dell'essere davanti a Dio.
Spesso contrapponiamo la preghiera all'azione. Invece la preghiera è l'azione più
concreta perché arriva direttamente al cuore di Dio. Vivere nella clausura apre il
cuore all'umano, nei suoi aspetti più puri e belli. Vivere così è entrare sempre più
nel respiro universale della Chiesa. Il 21 novembre il Papa si recherà al
Monastero di camaldolesi sull'Aventino a Roma per celebrare la Giornata per la Vita
Contemplativa. Già nell'incontro con le Clarisse ad Assisi, Francesco mise in guardia
dai rischi che questo stato di vita comporta: arrivare a sorridere senza gioia, isolarsi
con l'Assoluto perdendo di vista la relazione con la comunità. "La Chiesa vi vuole
così, madri", aveva detto il Papa, esortando le monache ad aver cura della loro fecondità
spirituale. Sul calo generalizzato delle vocazioni alla vita consacrata, che incide
anche quelle alla vita contemplativa, Suor Redenta afferma: "Forse non siamo conosciute
abbastanza come realtà viva nella Chiesa. Mentre da parte del Magistero della Chiesa
arriva una stima e una custodia profonde nei confronti della nostra vita, a livello
di Chiese locali occorrerebbe lavorare di più per incrementare queste oasi di preghiera
e di meditazione che possono dissetare i credenti di quella sete fondamentale di Dio".
(a cura di Antonella Palermo)