2013-11-18 14:23:26

Centrafrica: a Bangui ucciso un magistrato. Chiesto maggiore impegno all'Onu


E’ stato un nuovo fine settimana di violenza a Bangui: l’uccisione di un magistrato e del suo più stretto collaboratore da parte di ex ribelli della Seleka è stata all’origine di proteste dei residenti, represse con la forza. I disordini sono cominciati dopo che il magistrato Modeste Martineau Bria e il suo assistente sono stati assassinati da ex miliziani nel quartiere di Sica, al centro della capitale, nella notte tra sabato e domenica. La popolazione ha eretto barricate per le strade, incendiando copertoni per denunciare il perdurare dell’insicurezza e delle violazioni dei diritti umani a quasi otto mesi dal colpo di stato che ha portato al potere l’ex capo ribelle Michel Djotodia. Agenti di polizia, gendarmi ma anche Seleka integrati nelle forze armate regolari - riferisce l'agenzia Misna - hanno pattugliato per le strade, ma i cortei non si sono dispersi. Nei tafferugli con le forze di sicurezza due civili hanno perso la vita. Dall’inizio di novembre, dopo settimane di lento miglioramento della situazione, a Bangui sono ripresi con frequenza quotidiana atti di banditismo, violazioni dei diritti umani, uccisioni sommarie e sequestri. La procura ha aperto un’inchiesta per fare luce su questi recenti episodi di violenza mentre le autorità di transizioni hanno avviato operazioni di disarmo e accantonamento delle truppe, ma finora senza grandi risultati. La situazione è altrettanto instabile nelle zone interne del Paese, in particolare nel nord-ovest, nelle località di Bouar e Bossangoa, di recente teatro di pesanti scontri tra ex ribelli e gruppi di autodifesa locale noti come milizie anti-balakas (anti-machete). Le tensioni stanno avendo sempre più una connotazione intercomunitaria e interreligiosa che preoccupa la comunità regionale ed internazionale. Anche le autorità di Bangui hanno riconosciuto che “la situazione è tornata a deteriorarsi sul piano della sicurezza” ha dichiarato il presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Alexandre Ferdinand N’guendet, chiedendo al governo di “assumersi le proprie responsabilità per porre fine a esazioni e identificare gli autori dei crimini commessi, che vanno puniti”. Rivolgendosi alla comunità internazionale. N’guendet ha auspicato che “venga accelerato il processo per rendere operativa la Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca)”, sotto comando africano. In una lettera aperta al Consiglio di sicurezza dell’Onu, anche l’International Crisis Group (Icg) ha sollecitato “un’azione internazionale urgente e concertata per fermare il caos e prevenire i conflitti”, avvertendo che un mancato sostegno alla missione africana “destabilizzerà ulteriormente il Paese ma anche l’intera regione”. Secondo l’analisi di Icg, si sta manifestando una quadrupla crisi, cominciata ancora prima del colpo di stato dello scorso 24 marzo: una crisi di sicurezza, una crisi umanitaria, una crisi della transizione politica e una crisi dello Stato. (R.P.)







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