Centrafrica: a Bangui ucciso un magistrato. Chiesto maggiore impegno all'Onu
E’ stato un nuovo fine settimana di violenza a Bangui: l’uccisione di un magistrato
e del suo più stretto collaboratore da parte di ex ribelli della Seleka è stata all’origine
di proteste dei residenti, represse con la forza. I disordini sono cominciati dopo
che il magistrato Modeste Martineau Bria e il suo assistente sono stati assassinati
da ex miliziani nel quartiere di Sica, al centro della capitale, nella notte tra sabato
e domenica. La popolazione ha eretto barricate per le strade, incendiando copertoni
per denunciare il perdurare dell’insicurezza e delle violazioni dei diritti umani
a quasi otto mesi dal colpo di stato che ha portato al potere l’ex capo ribelle Michel
Djotodia. Agenti di polizia, gendarmi ma anche Seleka integrati nelle forze armate
regolari - riferisce l'agenzia Misna - hanno pattugliato per le strade, ma i cortei
non si sono dispersi. Nei tafferugli con le forze di sicurezza due civili hanno perso
la vita. Dall’inizio di novembre, dopo settimane di lento miglioramento della situazione,
a Bangui sono ripresi con frequenza quotidiana atti di banditismo, violazioni dei
diritti umani, uccisioni sommarie e sequestri. La procura ha aperto un’inchiesta per
fare luce su questi recenti episodi di violenza mentre le autorità di transizioni
hanno avviato operazioni di disarmo e accantonamento delle truppe, ma finora senza
grandi risultati. La situazione è altrettanto instabile nelle zone interne del Paese,
in particolare nel nord-ovest, nelle località di Bouar e Bossangoa, di recente teatro
di pesanti scontri tra ex ribelli e gruppi di autodifesa locale noti come milizie
anti-balakas (anti-machete). Le tensioni stanno avendo sempre più una connotazione
intercomunitaria e interreligiosa che preoccupa la comunità regionale ed internazionale.
Anche le autorità di Bangui hanno riconosciuto che “la situazione è tornata a deteriorarsi
sul piano della sicurezza” ha dichiarato il presidente del Consiglio nazionale di
transizione (Cnt), Alexandre Ferdinand N’guendet, chiedendo al governo di “assumersi
le proprie responsabilità per porre fine a esazioni e identificare gli autori dei
crimini commessi, che vanno puniti”. Rivolgendosi alla comunità internazionale. N’guendet
ha auspicato che “venga accelerato il processo per rendere operativa la Missione internazionale
di sostegno al Centrafrica (Misca)”, sotto comando africano. In una lettera aperta
al Consiglio di sicurezza dell’Onu, anche l’International Crisis Group (Icg) ha sollecitato
“un’azione internazionale urgente e concertata per fermare il caos e prevenire i conflitti”,
avvertendo che un mancato sostegno alla missione africana “destabilizzerà ulteriormente
il Paese ma anche l’intera regione”. Secondo l’analisi di Icg, si sta manifestando
una quadrupla crisi, cominciata ancora prima del colpo di stato dello scorso 24 marzo:
una crisi di sicurezza, una crisi umanitaria, una crisi della transizione politica
e una crisi dello Stato. (R.P.)