2013-11-16 13:45:23

Centrafrica: gli accordi di pace non reggono, la crisi peggiora


Nuovi scontri e morti nella Repubblica Centrafricana, a una settimana dalla firma a Bangui del cosiddetto “Patto Repubblicano”. Il documento avrebbe dovuto sancire la fine della guerra civile e l’inizio del processo di pacificazione, in un Paese afflitto da una grave crisi umanitaria. Antonella Pilia ha raccolto la testimonianza di padre Aurelio Gàzzera, missionario carmelitano, parroco di Bozoum e direttore della Caritas diocesana, in Centrafrica da oltre vent’anni:RealAudioMP3

R. - Attualmente, la situazione sta peggiorando. Adesso, mi trovo nella capitale e ancora ci sono degli scontri, degli spari e i ribelli passano di casa in casa per saccheggiare. Anche nelle province, a Bozoum uno dei miei collaboratori della Caritas è stato minacciato. I ribelli sono entrati in casa: hanno schiaffeggiato la moglie e lui ha preferito venire via da Bozoum. Qui la situazione è piuttosto tesa e probabilmente andrà peggiorando.

D. - Quindi questo patto non sta producendo gli effetti sperati dal governo del Centrafrica e dalla comunità internazionale …

R. - Il governo centrafricano, soprattutto adesso, è pronto a firmare qualsiasi cosa, e non si impegna più di tanto. La Comunità internazionale sta spingendo, però non ci sono cambiamenti notevoli a nessun livello.

D. - Qual è la situazione umanitaria nel Paese?

R. - Ci sono molti rifugiati interni. La stagione agricola è iniziata in ritardo, quindi certi prodotti, soprattutto le arachidi, attualmente sono difficilmente reperibili. Inoltre molte persone hanno lasciato i loro villaggi nei mesi della stagione delle piogge, quindi hanno perso tutto il raccolto.

D. - In questo contesto, qual è il ruolo della Chiesa?

R. - C’è molto lavoro, sia da parte dell’arcivescovo che degli altri leader religiosi. Sono andato in una cittadina a 90 km da Bozoum, dove abbiamo fatto un incontro proprio con i leader delle altre confessioni religiose per limitare queste tensioni che stanno aumentando tra le comunità religiose. A livello più concreto, per esempio, a Bozoum siamo riusciti a far aprire le scuole statali; dopo un mese di scuola sono quasi diecimila i bambini che frequentano le scuole elementari.

D. – C’è qualcos’altro che vuole aggiungere per descrivere il clima che si sta vivendo ora in Centrafrica?

R. - La situazione, nonostante sia già brutta, si degrada sempre di più. Mi trovo a Bangui e anche qui le persone delle ambasciate sono molto preoccupate per la piega che la situazione sta prendendo, si teme che ci siano ancora dei peggioramenti. Però speriamo.







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