Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella 33.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui
Gesù, parlando dei tempi che verranno, profetizza momenti difficili e persecuzioni
contro i suoi discepoli. Quindi dice:
“Sarete odiati da tutti a causa del
mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza
salverete la vostra vita".
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve
riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano
missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
Il tempo “per
annum” volge al termine, tra poco l’ “avvento” verrà a risvegliare in noi l’attesa
della “beata speranza”, e la liturgia ci pone davanti il senso ultimo della vita.
Davanti alla bellezza del Tempio, alcuni – forse i discepoli – ne lodano le pietre
e i doni votivi. Si percepisce un: “Come si sta bene qui!”. Dove il “qui” sembra chiudere
l’orizzonte della vita dell’uomo. Gesù capovolge questo orizzonte: “Non resterà pietra
su pietra”; “sentirete parlare di guerre e rivoluzioni”; “si solleverà nazione contro
nazione”; “vi saranno terremoti, carestie e pestilenze”; “fatti terrificanti e segni
grandiosi dal cielo”. È la nostra storia. Davanti ad essa Cristo ci dà due ammonimenti:
“Non lasciatevi ingannare”, “Non andate dietro a chi pretende di venire in mio nome”;
e una parola di consolazione: “Non vi terrorizzate”. Ma prima si deve compiere anche
in noi quanto si è compiuto nel Cristo: “Sarete consegnati” e proprio da coloro da
cui non ci aspetteremmo mai di essere traditi: genitori, fratelli, parenti e amici.
C’è qui la missione della Chiesa, di ogni cristiano: “Avrete occasione di dare testimonianza…,
Io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere
né controbattere”. È il martirio della Chiesa. Ha detto Papa Francesco: “Per annunciare
il Vangelo sono necessarie due virtù: il coraggio e la pazienza… ci sono più martiri
oggi che nei primi secoli della Chiesa; più martiri! … Ma il martirio non è mai una
sconfitta; il martirio è il grado più alto della testimonianza che noi dobbiamo dare.
Noi siamo in cammino verso il martirio, dei piccoli martìri…” (18 Maggio 2013).