2013-11-15 15:26:18

Camerun: rapito da Boko Haram il sacerdote francese Georges Vandenbeusch


Il sacerdote francese Georges Vandenbeusch è stato rapito da Boko Haram ed è stato portato in Nigeria. Lo hanno ufficialmente annunciato le autorità camerunesi poche ore dopo il rapimento del prete, che attualmente aveva l’incarico di parroco a Nguetchewe, nel Nord del Paese, a soli 30 km dal confine con la Nigeria. “Abbiamo già dispiegato tutti i mezzi umani e materiali possibili per ricercare l’ostaggio, ma finora le nostre ricerche non hanno portato ad alcun risultato concreto” ha dichiarato Issa Tchiroma Bakary, portavoce del governo camerunense. Padre Georges, 42 anni, originario di Nanterre - riferisce l'agenzia Misna - aveva deciso di rimanere nell’instabile regione nonostante il Quai d’Orsay avesse decretato da tempo la zona “formalmente sconsigliata a causa del rischio terroristico e del pericolo di rapimento”. Dalla diocesi francese di Nanterre, mons. Gérard Daucourt ha confermato che “padre Georges ha appena fatto in tempo ad avvertire l’ambasciata”, ma dare l’allarme non è bastato ad evitare il peggio. Nella povera e remota parrocchia di Nguetchewe il prete francese prestava assistenza a circa 10.000 rifugiati nigeriani scappati in Camerun. Il sacerdote francese aveva denunciato “un potenziale di tensioni su base religiosa” nella regione ma anche il fatto che “la maggior parte dei rifugiati nigeriani sono cristiani, nel loro Paese di origine costretti alla conversione, alla morte o alla fuga”. Secondo alcuni testimoni locali padre Georges è stato portato via “scalzo” e “messo in sella ad una motocicletta guidata da un rapitore, partita in direzione del territorio nigeriano”. Intanto, a Nanterre, si è svolta una veglia di preghiera. Ce ne parla il vicario generale della diocesi di Nanterre, padre Hugues de Woillemont, al microfono di Xavier Sartre:

R. – L’église était vraiment très, très, très, très pleine, avec beaucoup de jeunes. …
La chiesa era veramente stracolma, con tanti giovani … E’ stata una bella veglia di preghiera, con un grande senso di pace. Ci siamo messi all’ascolto della Parola di Dio. C’erano, oltre ai parrocchiani, fratelli e sorelle della comunità protestante e anche rappresentanti della comunità ebraica dei dintorni di Sceaux; c’era il sindaco della cittadina e anche il vice-prefetto. E’ stata veramente una bella veglia di preghiera: dopo il tempo dell’informazione e il tempo dell’azione, c’è il tempo della preghiera, e noi siamo stati felici di fermarci per Georges, per tutte le vittime e per coloro che lavorano per la loro liberazione. Abbiamo pregato per Georges e per le altre vittime, ma io ho chiesto di pregare anche per i rapitori, perché credo che questo sia il banco di prova della nostra fede, di discepoli di Cristo: riuscire a pregare anche per coloro che ci fanno del male, affinché il loro cuore cambi e riescano ad impegnarsi in altro modo per le loro rivendicazioni.

D. – Qual è lo stato d’animo nella parrocchia e nella diocesi?

R. – C’est en même temps un esprit de mobilisation et d’espérance aussi …
C’è al tempo stesso uno spirito di mobilitazione ma anche di speranza, perché Georges conta su di noi. Penso: in questo momento, Georges non avrà un Vangelo e nemmeno il suo breviario, ma probabilmente starà ugualmente recitando le sue “Ave Maria”, come usavamo fare. Ecco, direi che c’è un atteggiamento di preghiera, di discrezione, anche, di fiducia: questo forse è lo stato d’animo, insieme alla preoccupazione per questa situazione, perché non sappiamo quanto possa durare, com’è accaduto per un’altra famiglia francese, rapita qualche mese fa.

D. – Avevate avuto notizie di padre Georges recentemente?

R. – Oui: d’abord, on avait des nouvelles régulières, …
Sì: all’inizio, avevamo sue notizie regolarmente quando la posta elettronica o il cellulare riuscivano a passare, perché ovviamente lì non ci sono le stesse condizioni che conosciamo in Europa, per quanto riguarda i collegamenti telefonici e internet. Ma comunque avevamo regolarmente sue notizie per posta, come anche regolarmente avevamo sue notizie dal vescovo di Maroua, mons. Stevens. Ci ha detto che ancora recentemente aveva incontrato padre Georges, e di come egli fosse cosciente del pericolo; nessuno lo aveva costretto a partire ed egli era molto contento di essere là. Possiamo ricordare che padre Georges aveva ricevuto tre anni fa l’incarico in una situazione diversa da quella odierna e come egli stesso avesse scelto di rimanere nonostante la situazione fosse diventata precaria. E’ l’immagine del pastore che rimane con il suo popolo, il suo gregge quando questo si trova in pericolo. Padre Georges non era andato in vacanza quando la situazione era diventata pericolosa; era stato nominato ed inviato ad una comunità che lo aveva ricevuto e con la quale era alla ricerca di Cristo per il servizio ai più poveri, ai cristiani, dei più fragili. Penso che lui abbia inteso dire: sì, certo, la situazione è cambiata, diventa più complessa. Non sono un incosciente e non corro rischi inutili perché, ad esempio, non giro di notte; ma resto con questo popolo che in questi giorni sta vivendo una prova difficile.







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