Simposio della Penitenzieria. Mons. Nykiel: grazie al Papa in tanti riscoprono la
Confessione
“Penitenza e Penitenzieria tra Umanesimo e Rinascimento. Dottrine e prassi dal Trecento
agli inizi dell’Età Moderna (1300-1517)” è il tema del IV Simposio di studi organizzato
dalla Penitenzieria Apostolica a Roma, Palazzo Cancelleria,
in programma ieri
e oggi. A mons. Krzysztof Nykiel, reggente della Penitenzieria, Fabio Colagrande
ha domandato se il tema della Confessione non rischi di essere scarsamente considerato
in un'epoca di eclissi del senso del peccato:
R. – Riflettere
sull’evoluzione storica, canonica e pastorale della prassi penitenziale e del sacramento
della penitenza, come pure della Penitenzieria Apostolica, non sono temi che ci richiamo
un passato ormai non più esistente. La Confessione sacramentale è ancora oggi la linfa
vitale della Chiesa. Infatti, il Simposio di quest’anno si svolge in concomitanza
con la conclusione dell’Anno della Fede che – come si è potuto costatare – ha registrato
a Roma una presenza numerosa di pellegrini provenienti da tutto il mondo per rinnovare
la loro professione di fede.
Tanti sono stati i pellegrini che si sono accostati
al sacramento della riconciliazione nelle diverse Basiliche Papali in Urbe. I nostri
Penitenzieri minori ci informano entusiasticamente che, i tanti pellegrini che ogni
mercoledì, il giorno dell’Udienza Generale oppure alla domenica quando accorrono a
Piazza San Pietro per ascoltare le parole che il Papa rivolge all’Angelus,
si
accostano con maggiore fiducia e sincero spirito di pentimento al sacramento della
confessione. Anche le Chiese nei dintorni del Vaticano sono piene di fedeli che chiedono
di confessarsi e di dedicare del tempo alla preghiera. Papa Francesco, più volte nei
suoi discorsi ed interventi pubblici, sta invitando a non avere paura di chiedere
perdono a Dio perché Egli è felice quando ci dona la Sua misericordia. Infatti, incontrando
i Penitenzieri minori della Basilica di Santa Maria Maggiore, all’indomani della Sua
elezione pontificia, ha detto loro: ''Misericordia, misericordia, misericordia.
Voi siete confessori quindi siate misericordiosi verso le anime”.
D. – Perché,
secondo lei, a Papa Francesco, sta tanto a cuore questo aspetto della vita cristiana
ed ecclesiale?
R. – Perché la misericordia di Dio è il cuore dell’annuncio
evangelico. Gesù è venuto a salvare chi era perduto. Papa Francesco insiste molto
nel trasmettere che Dio è misericordia infinita perché vuole suscitare nel cuori degli
uomini di buona volontà la fiducia e la speranza che nella vita i cambiamenti sono
sempre possibili. E’ sempre tempo di conversione e di salvezza. Egli desidera che
la Chiesa si mostri al mondo come Madre e Maestra di misericordia, come “la casa di
tutti, i più forti e i più deboli, i peccatori, gli indifferenti, coloro che si sentono
scoraggiati e perduti”. E le ricadute positive di queste esortazioni da parte del
Santo Padre sono davvero innumerevoli. Da diverse parti del mondo, infatti, anche
dai nostri Penitenzieri minori – come già ho detto - ci giungono le informazioni sul
notevole risveglio della gente, dei nostri fedeli che si accostano con maggiore fiducia
e sincero spirito di pentimento al sacramento della confessione.
D. – Ci sono
altri aspetti che la colpiscono particolarmente dell’azione pastorale di Papa
Francesco?
R. – A me personalmente, di Papa Francesco colpisce non soltanto
il suo essere annunciatore della Divina Misericordia, ma il suo farsi Pastore buono
e misericordioso. Colpisce la Sua bontà di cuore nei confronti di tutti, senza distinzione
di persone, la spontaneità e capacità di ascolto della gente, il suo andare continuamente
in ricerca dei poveri, dei bisognosi e dei sofferenti. La gente sente vicino il Papa,
avverte che non è distante dai lori problemi e dalla loro vita. Avendo avuto la gioia
di incontrare personalmente il Santo Padre, in questi ultimi mesi, ho potuto costatare
quanto Egli è vicino alle nostre vicissitudini e a quelle dei nostri cari. Questa
Sua generosità d’animo, la Sua tenerezza, viene percepita anche tra noi nel nostro
Dicastero, denominato “il Tribunale della Misericordia”. Nella preghiera del quotidiano
Angelus Domini preghiamo sempre per il papa Francesco e per il suo ministero petrino.
D.
– Quali sono, in conclusione, le sfide e le speranze legate a questo IV Simposio della
penitenzieria?
R. – Ci auguriamo che anche il nostro Simposio, attraverso l’approfondimento
dell’evoluzione storica, canonica, liturgica e pastorale del sacramento della penitenza,
aiuti le persone a riscoprire ed apprezzare sempre meglio la gioia di sentirsi amati
e perdonati dal Padre, ricco di misericordia; che i confessionali vengano
ancora di più frequentati dai nostri fedeli come luogo privilegiato per fare esperienza
dell’Amore di Dio più grande di ogni peccato. Amministrando il sacramento della riconciliazione,
si presenta al sacerdote una valida occasione di evangelizzazione e di annuncio della
buona novella. Evangelizzare non è soltanto portare una dottrina, annunciare
delle verità. Evangelizzare è soprattutto proclamare la buona notizia evangelica capace
di toccare il cuore degli uomini e di aprirlo all’accoglienza dell’amore di Dio.