Udienza generale, appello per Siria e Filippine. Il Papa: Battesimo è carta d'identità
del cristiano
Le “vere battaglie da combattere” sono quelle “per la vita, mai per la morte”. È l’affermazione
con cui Papa Francesco ha voluto concludere l’udienza generale di ieri mattina, riferendosi
al tragico attentato di due giorni fa a Damasco – che ha ucciso dei bambini – e alla
catastrofe umanitaria che ha investito i filippini dopo il tifone Haiyan. La catechesi
dell’udienza è stata dedicata invece al Battesimo e alla Confessione, Sacramenti di
nascita e di rinascita nella Chiesa. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Per favore”.
Di fronte all’artiglieria spianata che falcia bambini che vanno a scuola come fossero
pericolosissimi nemici, Papa Francesco si presenta col più disarmato degli appelli.
L’udienza generale è quasi conclusa quando le sue parole riportano i circa 50 mila
radunati in Piazza San Pietro all’ennesima pagina agghiacciante in arrivo dalla Siria,
la strage degli scolari innocenti di Damasco, uccisi l’altro ieri da colpi di mortaio:
“Per
favore, che queste tragedie non accadano mai! Preghiamo fortemente! In questi giorni
stiamo pregando e unendo le forze per aiutare i nostri fratelli e sorelle delle Filippine,
colpiti dal tifone. Queste sono le vere battaglie da combattere. Per la vita! Mai
per la morte!”.
L’appello per la vita e contro la morte di Papa Francesco
era stato sviluppato in altro modo anche al momento della catechesi. Riferendosi all’espressione
del Credo in cui si dice “professo un solo Battesimo per il perdono dei peccati”,
il Papa l’ha scissa nei suoi tre pilastri. Il primo, ha sottolineato, è il verbo “professo”.
Nel pronunciarlo – ha detto Papa Francesco – “affermiamo la nostra vera identità di
figli di Dio”:
“Il Battesimo è in un certo senso la carta d’identità del
cristiano, il suo atto di nascita, e l’atto di nascita alla Chiesa. Tutti voi conoscete
il giorno nel quale siete nati ( … ) Il primo compleanno è quello della nascita alla
vita e il secondo compleanno è quello della nascita alla Chiesa”.
Dirà
poco dopo il Papa, rivolgendosi ai fedeli di lingua francese, parafrasando una sua
fortunata esclamazione:
“Nel corso di tutta la vostra vita non lasciatevi
rubare la vostra identità cristiana”.
Se dunque nella vita cristiana i
giorni della nascita sono due, esiste anche la possibilità di rinnovare questa seconda
nascita, attraverso il Sacramento della Riconciliazione:
“Quando noi andiamo
a confessarci delle nostre debolezze, dei nostri peccati, andiamo a chiedere il perdono
di Gesù, ma andiamo pure a rinnovare il Battesimo con questo perdono. E questo è bello,
è come festeggiare il giorno del Battesimo in ogni Confessione. Pertanto la Confessione
non è una seduta in una sala di tortura, ma è una festa. La Confessione è per i battezzati!
Per tenere pulita la veste bianca della nostra dignità cristiana!”.
Ciò
che un cristiano professa nel Credo è “un solo Battesimo”, il secondo pilastro approfondito
da Papa Francesco. Battesimo, ha ricordato, significa “immersione”, un “lavacro di
rigenerazione e illuminazione":
“Rigenerazione perché attua quella nascita
dall’acqua e dallo Spirito senza la quale nessuno può entrare nel regno dei cieli.
Illuminazione perché, attraverso il Battesimo, la persona umana viene ricolmata della
grazia di Cristo, «luce vera che illumina ogni uomo» e scaccia le tenebre del peccato.
Per questo, nella cerimonia del Battesimo, ai genitori si dà una candela accesa, per
significare questa illuminazione; il Battesimo ci illumina da dentro con la luce di
Gesù”.
Terzo pilastro è quando il credente professa un solo Battesimo “per
la remissione dei peccati” e qui Papa Francesco è tornato al valore della Confessione.
Io non mi posso battezzare due, tre, quattro volte – ha osservato – ma confessandomi
“è come se io facessi un secondo Battesimo”:
“Il Signore Gesù è tanto buono
e mai si stanca di perdonarci. Anche quando la porta che il Battesimo ci ha aperto
per entrare nella Chiesa si chiude un po’, a causa delle nostre debolezze e per i
nostri peccati, la Confessione la riapre, proprio perché è come un secondo Battesimo
che ci perdona tutto e ci illumina per andare avanti con la luce del Signore”.
Al
termine dell’udienza, Papa Francesco ha salutato “con affetto” i familiari delle vittime
della strage di Nassirya di dieci anni fa in Iraq, accompagnati dall’ordinario militare
per l’Italia mons. Marcianò, e in particolare anche il Gruppo Malati Rari d’Italia,
assieme al presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, Mons. Zimowski.
Come accaduto alcuni giorni fa, il Papa si è intrattenuto a lungo con gli infermi
che lo attendevano.