Malaria resistente ai farmaci: allerta sanitaria in Myanmar e lungo il Mekong
Un gruppo di ricercatori statunitensi ha lanciato l'allarme, in merito a una possibile
diffusione di un ceppo di malaria resistente ai farmaci in Myanmar e in altri Paesi
del Sud-est Asiatico. Se confermata, la proliferazione della malattia rappresenterebbe
una seria battuta di arresto nella lotta globale contro il morbo trasmesso dalle zanzare
che, ogni anno, uccide oltre 600mila persone in tutto il mondo. E se il triste primato
del maggior numero di vittime resta ancora appannaggio dell'Africa - riferisce l'agenzia
AsiaNews - secondo gli scienziati è proprio lungo il corso del fiume Mekong, in Asia,
dove si nasconde oggi "la minaccia più grave". La distribuzione di farmaci a base
di artemisinina ha contribuito a ridurre di un quarto il numero delle vittime di malaria
nell'ultimo decennio. Tuttavia, un primo ceppo resistente è apparso al confine fra
Thailandia e Cambogia nel 2003, per poi espandersi in Vietnam e Myanmar. Casi sospetti
sono emersi pure nel sud-ovest della Cina, oltre che in Guyana e Suriname. Per gli
scienziati questa nuova evoluzione della malattia potrebbe rappresentare una "catastrofe",
perché ad oggi non vi sono alternative alla cura in uso e "non se ne vedono all'orizzonte".
E l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) avverte che ciò che può sembrare "una
minaccia localizzata", può ben presto allargarsi e sfuggire al controllo e avere "serie
implicazioni per la salute mondiale". Del resto anche in passato le zanzare hanno
saputo neutralizzare l'effetto della clorochina, il precedente farmaco utilizzato
per la profilassi e che ha saputo sradicare la malattia dall'Europa, dal Nord America
e in molte zone del Sud America negli anni '50. Ora il rischio concreto che nemmeno
la artemisinina sia più sufficiente. E il Myanmar costituisce una zona di particolare
pericolo, perché il 70% degli oltre 55 milioni di abitanti vive in zone in cui la
malaria è endemica. Inoltre, come nazione nel suo complesso registra circa il 75%
dei casi di tutta la regione del Mekong. Il tutto, mentre il sistema sanitario birmano
presenta ancora profonde carenze e appare inadeguato a contenere una rapida diffusione
della malattia. (R.P.)