Il card. Vallini alla Lateranense: "Camminare, edificare, confessare"
“Essere fortemente stimolati dalla testimonianza di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco”,
e “fare vostro il loro coraggio di camminare alla presenza del Signore, di edificare
la comunità ecclesiale e di confessare profeticamente l‘unica fede nel Signore vivente”.
È il duplice augurio che il cardinale vicario di Roma e Gran cancelliere della Pontificia
Università Laterananse (Pul), Agostino Vallini, ha formulato ieri mattina nel suo
saluto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2013-1014. Prendendo lo
spunto dai “singolari avvenimenti ecclesiali, di portata storica”, vissuti lo scorso
marzo “e che hanno segnato la vita della Chiesa” - la rinuncia al pontificato di Papa
Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco - il card. Vallini li definisce “un forte
momento di grazia”. Quali le loro ricadute sull’attività universitaria di ricerca
e di studio? Papa Benedetto, la sottolineatura del cardinale vicario, “lascia a noi,
tra gli altri, un grande insegnamento, quello di essere cercatori di verità”, e il
lavoro educativo proprio di un centro accademico è “mostrare fino all‘evidenza l‘impegno
per la verità nei diversi saperi e accompagnare gli studenti a coltivare le virtù
necessarie alla ricerca della verità: la libertà interiore, la mente sgombra da preconcetti,
l‘acribia della ricerca. Purtroppo - prosegue il card. Vallini - oggi la teologia
soffre del pensiero debole che regna nell‘ambiente filosofico, mentre è necessario
un buon fondamento filosofico per poter sviluppare il dogma con un‘ermeneutica valida
che parli un linguaggio intelligibile dal mondo contemporaneo”. Di Papa Francesco,
il porporato richiama i tre verbi commentati nell‘omelia della Messa celebrata con
i cardinali, il giorno dopo la sua elezione, nella Cappella Sistina: "camminare, edificare,
confessare", “tre piste importanti anche per il lavoro di una comunità universitaria”.
L’università è, secondo il Gran cancelliere, “una palestra dove ci si allena alla
vita” e alla quale “le sfide alla fede e alla sua ragionevolezza offrono stimolanti
opportunità per elaborare nuove categorie del sapere teologico”. Il card. Vallini
si sofferma quindi sulla reciprocità fra il credere e l‘intelligenza della fede: “Fra
queste due dimensioni esiste una profonda e inscindibile unità”. Infine “confessare”
con coraggio e gioia l’appartenenza a Cristo e saperne dare ragione. Questa, la conclusione
del cardinale, “la finalità ultima anche dell‘università: preparare, accompagnare,
motivare persone che, attraverso l‘intelligenza della fede vissuta, sappiano dare
ragione della loro speranza, uscendo da se stessi verso il mondo con fervore apostolico”.
(R.P.)