Il card. Scola: il Patriarca Kirill ha grande considerazione dell'azione di Papa Francesco
“Oggi più che mai la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica hanno delle occasioni
importanti per lavorare insieme”. Lo ha detto il patriarca di Mosca e di tutte le
Russe, Kirill, durante il suo incontro martedì mattina con l’arcivescovo di Milano,
cardinale Angelo Scola. Secondo il capo della Chiesa ortodossa russa, uno di questi
compiti comuni “è la difesa dell’Europa cristiana e la tutela dei diritti delle minoranze
cristiane nel Medio Oriente e in Siria”. Durante l’incontro il patriarca russo ha
inoltre condannato “la persecuzione nascosta nei confronti dei cristiani sotto la
bandiera della tolleranza e del multiculturalismo”. Secondo Kirill, questa persecuzione
avviene “con la sostituzione dei simboli cristiani, quando si vieta di pronunciare
la parola 'Natale’, quando portare una croce al collo sul posto di lavoro diventa
offensivo per i non cristiani”. Durante l’incontro si è parlato anche di Papa Francesco.
Sul clima in cui si è svolto il colloquio, ascoltiamo lo stesso cardinale Angelo
Scola, al microfono di Luca Collodi:
R. - Il clima
è stato molto cordiale. La sua considerazione dell’azione di Papa Francesco è stata
molto, molto elevata. Nel dialogo durato più di un’ora, è emersa con forza soprattutto
l’urgenza dell’unificazione in vista della proposta cristiana nel mondo di oggi; un
mondo che è in travaglio e che proprio per questo domanda “senso di vita”. Credo che
per comprendere tempi e modi di un incontro tra il Santo Padre ed il Patriarca Kirill
bisogna essere meno preoccupati alle strategie politico-pragmatiche ed andare invece
più a fondo a questa urgenza missionaria che la Chiesa di oggi scopre sempre più dentro
di sé, e che certamente è un potente fattore di unificazione tra noi ed i nostri fratelli
ortodossi.
D. – La svolta può essere facilitata da commissioni – parlando
di dottrina e di teologia – oppure dall’incontro dei fedeli?
R. – Penso veramente
che le commissioni dottrinali e la riflessione teologica siano imprescindibili. Però,
esiste un dato di fatto che mi ha colpito molto, del quale ho parlato con il Patriarca:
sulla base del mescolamento di popoli e di etnie, moltissimi fedeli ortodossi – russi,
ma non solo – sono tra noi in Europa occidentale, e moltissimi cattolici sono in questo
momento in Russia provenienti da Paesi asiatici. Quindi, sta nascendo di fatto un
“ecumenismo di popolo” che - soprattutto nelle relazioni tra la Chiesa ortodossa russa
e la Chiesa cattolica latina, che ho visto a Mosca - mi hanno impressionato. C’è uno
scambio continuo tra i fedeli a diversi livelli, sulle diverse questioni che in questo
momento occupano le due Chiese che a me sembra qualcosa di veramente nuovo e carico
di speranza. Del resto, questo avviene anche qui da noi: pensiamo a Milano dove i
nostri fratelli russi hanno quattro parrocchie ed una quinta in via di formazione.
Ci sono molti scambi e molti rapporti di base. Si può dire quindi che sta nascendo
un “ecumenismo di popolo”.
D. – Nel suo viaggio a Mosca, lei ha incontrato
anche la comunità cattolica. Come vivono i cattolici in Russia?
R. – Sono una
realtà piccola. La diocesi di Mosca è sterminata, almeno quasi una decina di volte
più grande rispetto all’Italia; ci sono piccole comunità che arrivano fino al Polo
Nord. Ma sono rimasto molto colpito per il migliaio di persone che hanno partecipato
domenica scorsa alla Santa Messa nella Cattedrale della Madre di Dio con un’intensità
nei canti, nella modalità di essere coinvolti… Poi, ho visto che c’è tutta una vita
che si snoda: ho avuto un incontro molto interessante, all’interno della loro formazione
permanente, con i sacerdoti e le religiose sulla figura del laico. Ho visto l’urgenza
che loro sentono, ovvero la necessità che anche da loro il laico non venga concepito
più come cliente ma come soggetto della Chiesa. Io ho ricevuto dalla realtà della
Chiesa cattolica un’impressione veramente molto significativa.
D. – Guardiamo
al Medio Oriente che è una regione importante per i cristiani: secondo lei qual è
il ruolo degli ortodossi per la pace in Medio Oriente; penso anche alla Siria…
R.
– Direi che è un ruolo molto deciso e di questo si è parlato con il Patriarca Kirill:
loro si sono rivelati molto sensibili, credo anche per la loro drammatica esperienza
sotto il comunismo. Sono molto più attenti di noi, hanno una forte sensibilità nei
confronti dei cristiani in sofferenza. Direi che è veramente un po’ superiore alla
nostra.