2013-11-13 08:12:40

Cina: proprietà terriera e figlio unico al centro delle prossime riforme


"Approfondire in modo completo le riforme": con questo obiettivo si è conclusa martedì la riunione del Comitato centrale del Partito comunista cinese. Ne è emerso un documento che indica la via da percorrere nei prossimi anni, toccando questioni importanti come quella del ruolo politico del presidente del partito, dell’economia e delle norme sul figlio unico. Fausta Speranza ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondente del Sole 24 Ore da Pechino:RealAudioMP3

R. – La questione del figlio unico è una questione dibattuta da anni. La politica del figlio unico è già di fatto abolita: c’è ancora un controllo delle nascite, cioè ci sono ancora dei controlli delle nascite soprattutto in città, per chi non è figlio unico, ma è una politica che si sta diluendo nel corso degli anni e, come dire, è destinata a finire. Certo, però, non è finita oggi, né finirà domani.

D. – Quali altri punti salienti di questa riunione del Partito comunista cinese?

R. – I punti salienti veri, fondamentali, sono una concentrazione del potere nelle mani del presidente. Questo avverrà, sta avvenendo, attraverso la costituzione di due nuovi organismi, che prima non esistevano in Cina. Uno è un gruppo di lavoro per la pianificazione e l’applicazione delle riforme. E’ finito, quindi, il periodo di Deng Xiaoping in cui le riforme si facevano tradizionalmente sentendo la pietra sotto i piedi, attraversando il fiume e sentendo le pietre sotto i piedi. Le riforme si faranno pianificandole, pensandole e in qualche modo – qualcuno ha detto – fabbricando una barca, perché ci sono riforme molto profonde, molto grandi, che hanno bisogno di grande pianificazione e non possono essere fatte così, improvvisando. La seconda istituzione molto importante è l’istituzione di un Comitato di sicurezza nazionale. Questo Comitato dovrà, innanzitutto, coordinare la politica estera, attraverso i vari dipartimenti, che sono interessati a questioni di politica estera e che sono i militari, gli apparati di sicurezza, il Ministero degli esteri, ma anche il Ministero del commercio, gli economisti, la Finanza. E questi due apparati sono nelle mani del presidente. Accanto a questa concentrazione del potere, poi, d’altra parte c’è un rilassamento del potere nel campo dell’economia: il presidente prende potere politico, lascia potere economico. L’economia avrà una maggiore libertà, le imprese private avranno più spazio, le imprese statali saranno riformate. Un ultimo elemento, la questione della giustizia. Il comunicato ufficiale ha parlato di una maggiore autorevolezza per l’apparato giudiziario. Probabilmente significa, in pratica, che la questione giudiziaria rimarrà nelle mani di Pechino. Prima cosa succedeva? A livello locale il capo della Provincia, il capo del Distretto era anche il capo del Tribunale o nominava il capo del Tribunale. Quindi, naturalmente, c’era una complicità nell’applicazione della giustizia. Oggi, in qualche modo, ci sarà una separazione di poteri a livello locale: cioè ci sarà un capo dei Tribunali, della Giustizia, un procuratore generale nominato da Pechino, che potrebbe essere in contraddizione e quindi comunque non essere sotto il controllo del potere locale. Questo, per evitare una concentrazione di poteri a livello locale e far funzionare meglio la lotta contro la corruzione.

D. – Una valutazione: in definitiva, è stato fatto un passo avanti significativo?

R. – Secondo me sì, perché sono stati organizzati, messi in piedi degli strumenti molto importanti, per cui le riforme dovranno e potranno procedere nei prossimi dieci anni. Non ci sono state riforme gigantesche, però sono stati istituiti degli strumenti che consentiranno delle riforme gigantesche nei prossimi anni.

Ultimo aggiornamento: 14 novembre







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