Afghanistan: livelli record di coltivazioni di oppio prima del ritiro di truppe straniere
In Afghanistan la coltivazione dell’oppio ha raggiunto livelli record. E’ quanto rende
noto l’agenzia antidroga dell’Onu precisando che la produzione, rispetto al 2012,
è aumentata di quasi il 50%. Secondo diversi esperti, molti agricoltori hanno intensificato
le coltivazioni per garantirsi una riserva finanziaria in vista del prossimo ritiro
delle forze della coalizione internazionale e delle elezioni presidenziali del 2014.
Sugli scenari legati alla produzione di oppio, Amedeo Lomonaco ha intervistato
l’inviato speciale del Sole 24 Ore, Alberto Negri:
R. - Questo
significa che gli afghani stanno riconquistando quella posizione di primato nella
coltivazione del papavero e anche nella produzione di oppio che hanno sempre tenuto
per tanti anni, tranne un breve periodo, quello finale del regime dei talebani tra
il 2000 e il 2001. In quel periodo, il regime del mullah Omar vietò la produzione
e sequestrò gran parte dei quantitativi coltivati di papavero per poi tenerli nei
magazzini. Ed ecco, che mentre le forze internazionali si preparano a ritirarsi, l’Afghanistan
ritorna al suo vecchio metodo di finanziamento.
D. – Quindi, sembrano vanificati
oltre dieci anni di sforzi per incentivare gli agricoltori a coltivare altro e a recidere
il legame tra il mercato della droga e l’insurrezione…
R. - È molto più facile
recidere i fiori di papavero che non il legame tra il papavero e i signori della guerra,
perché questo è il vero problema dell’Afghanistan: non solo si ritireranno le forze
multinazionali, non solo si rifaranno avanti ovviamente i talebani, ma soprattutto
ritorneranno in scena quei signori della guerra che, in tutti questi anni, comunque
hanno continuato a basarsi su quell’economia illegale che conosciamo.