2013-11-13 15:37:59

Acli, Cdo e Salesiani: iniziativa contro dispersione scolastica e disoccupazione giovanile


Istruzione e formazione professionale “perché nessuno si perda”. E’ lo slogan scelto da Acli, Compagnia delle Opere e Salesiani Don Bosco, in occasione del lancio di una petizione in dieci punti per affrontare i temi del disagio giovanile, della dispersione scolastica e dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Proprio su quest’ultimo punto, Cecilia Sabelli ha intervistato la presidente dell'Enaip (Ente Nazionale Acli Istruzione Professione), Paola Vacchina, che ieri pomeriggio ha presentato a Roma, presso l’Istituto Luigi Sturzo, l’appello sottoscritto già da oltre 15 mila persone, alcune delle quali del mondo ecclesiale, imprenditoriale e sindacale:RealAudioMP3

R. – Dobbiamo cominciare a guardare ai giovani ed evitare che intere generazioni in questo Paese si perdano, con un deperimento delle loro competenze e l’impossibilità di conoscere il mondo del lavoro in età ancora giovane. Dobbiamo soprattutto evitare che passino troppi anni in una situazione d’inattività e di difficoltà forte. Rispetto a questo, l’istruzione e la formazione professionale, cioè quel canale formativo che ai giovani fino ai 16 anni d’età, cioè in obbligo scolastico, e ai giovani fino ai 18 anni, quindi in età di diritto e dovere, permette di ottenere le qualifiche e i diplomi professionali, è una straordinaria risorsa. Si tratta infatti di una straordinaria risposta a questi problemi dei giovani, proprio per l’efficacia dei risultati, che ottiene nel territorio laddove è presente.

D. – Come la formazione professionale può per esempio coinvolgere e aiutare sempre più giovani a trovare un lavoro?

R. – Le nostre proposte sono articolate in dieci punti proprio per sostenere questo canale dell’istruzione e della formazione professionale, che appunto permette ai ragazzi di raggiungere le qualifiche professionali in settori d’impiego, che sono molto richiesti. I mestieri, quindi, e le professioni pratiche, che vanno dal carrozziere all’idraulico, al panettiere, tutti mestieri di cui c’è bisogno in Italia e per i quali c’è anche un’offerta di lavoro che rimane inevasa.

D. – Quanto è importante il coinvolgimento e l’impiego di giovani nei cosiddetti mestieri orfani?

R. – Sono proprio i mestieri per cui da sempre il mondo dei Salesiani, il mondo degli Istituti religiosi, le Acli, la Compagnia delle Opere hanno esperienza nel formare i ragazzi. Hanno anche una metodologia che è molto pratica, che si basa su tirocini, sul laboratorio e quindi sull’apprendere un mestiere. Nonostante ciò, questo metodo non rinuncia al progetto educativo della persona in senso più complessivo. Anzi, lo raggiunge non in modo intellettualistico con l’approccio tipico della scuola classica, ma proprio partendo dall’esperienza dello sviluppo delle competenze pratiche. Si tratta di esperienze che nel resto d’Europa sono molto diffuse e anche legittimate. Si parla spesso di “secondo canale” e della formazione come una parte integrante e assolutamente degna di far parte dei sistemi formativi e scolastici dei Paesi europei. In Italia, forse, si ha meno questa consapevolezza. Noi vorremmo che si riscoprisse questa cosa, che si dessero "gambe" a questo mondo, proprio per fare meglio il proprio mestiere, per portare il proprio contributo per i ragazzi, per le famiglie e anche per l’economia del nostro Paese.

Ultimo aggiornamento: 14 novembre







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