2013-11-12 16:23:12

RD Congo. In Uganda proseguono i colloqui di pace con i ribelli M23


“I colloqui di pace tra il governo di Kinshasa e i ribelli del movimento M23 continueranno; le delegazioni di entrambi le parti sono, infatti, ancora presenti in Uganda”. Lo ha assicurato il portavoce del governo ugandese, mediatore tra le due parti, all’indomani del mancato accordo di pace previsto per ieri a Kampala. All’ultimo momento le parti non sono riuscite a mettersi d’accordo sul titolo da dare al documento dell’intesa che avrebbe dovuto porre fine a oltre 18 mesi di scontri sanguinosi nel Nord Kivu. Cecilia Sabelli ha intervistato sull’argomento Jean-Leonard Touadi, politico e accademico italiano, originario del Congo Brazzaville:RealAudioMP3

R. - Intanto, che si sia arrivati in pochissimo tempo a mettere intorno a un tavolo un po’ tutti gli attori di questo conflitto, è un grande successo. La sconfitta dei ribelli è di soli pochi giorni e già siamo intorno a un tavolo per negoziare. Ovviamente, un conflitto che dura da così tanto tempo non può terminare con un accordo frettoloso, cominciando già da come chiamarlo: “accordo” oppure “conclusione”? Perché è chiaro che per il governo congolese “accordo” vuol dire dare una riconoscibilità, un titolo ufficiale e quindi anche una credibilità politica al movimento. La “conclusione”, invece, è tra ribellione e governo. Sostanzialmente, un accordo si conclude tra due pari e per il governo congolese dare questa parità, questa riconoscibilità di interlocuzione politica all’M23 nel momento in cui è più debole militarmente e quindi con la possibilità che possa uscire di scena, rappresenterebbe una specie di aiuto che viene dato a questo movimento.

D. - Ma esiste una volontà comune e una speranza che questi colloqui si concludano con la firma di una pace?

R. – La guerra alla fine ha colpito le 4-5 milioni di persone che sono morte, gli sfollati e le migliaia di donne stuprate, ma ha danneggiato anche lo sviluppo regionale di Paesi come Uganda, Rwanda, che aspirano velocemente a una crescita economica. Quindi la pace - e questa è la consapevolezza tardiva - alla fine conviene, conviene a tutti. Conviene al Congo, ma conviene anche ai vicini del Congo. Dopodiché, le “scorie” di questa durissima e tragica guerra saranno molto lunghe da cancellare. Ma questa consapevolezza penso che ormai cominci a emergere e questo promette bene, nel senso che tradurre i motivi del contenzioso nella regione in motivi di cooperazione non può che giovare.

D. - Si può sperare che questo accordo scoraggi nuove azioni dei gruppi ribelli, che continuano a minacciare la stabilità della regione?

R. - Tutto dipende dalla solidità dell’accordo regionale e soprattutto dal fatto che nessuno dei Paesi della regione possa avere interesse ad aizzare una ribellione: se la consapevolezza che io intravedo della pace, che è conveniente rispetto alla guerra, dovesse crescere e rafforzarsi, i piccoli movimenti finiranno per essere, anche lì, assorbiti in questo accordo regionale solido.







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