RD Congo. In Uganda proseguono i colloqui di pace con i ribelli M23
“I colloqui di pace tra il governo di Kinshasa e i ribelli del movimento M23 continueranno;
le delegazioni di entrambi le parti sono, infatti, ancora presenti in Uganda”. Lo
ha assicurato il portavoce del governo ugandese, mediatore tra le due parti, all’indomani
del mancato accordo di pace previsto per ieri a Kampala. All’ultimo momento le parti
non sono riuscite a mettersi d’accordo sul titolo da dare al documento dell’intesa
che avrebbe dovuto porre fine a oltre 18 mesi di scontri sanguinosi nel Nord Kivu.
Cecilia Sabelli ha intervistato sull’argomento Jean-Leonard Touadi,
politico e accademico italiano, originario del Congo Brazzaville:
R. - Intanto,
che si sia arrivati in pochissimo tempo a mettere intorno a un tavolo un po’ tutti
gli attori di questo conflitto, è un grande successo. La sconfitta dei ribelli è di
soli pochi giorni e già siamo intorno a un tavolo per negoziare. Ovviamente, un conflitto
che dura da così tanto tempo non può terminare con un accordo frettoloso, cominciando
già da come chiamarlo: “accordo” oppure “conclusione”? Perché è chiaro che per il
governo congolese “accordo” vuol dire dare una riconoscibilità, un titolo ufficiale
e quindi anche una credibilità politica al movimento. La “conclusione”, invece, è
tra ribellione e governo. Sostanzialmente, un accordo si conclude tra due pari e per
il governo congolese dare questa parità, questa riconoscibilità di interlocuzione
politica all’M23 nel momento in cui è più debole militarmente e quindi con la possibilità
che possa uscire di scena, rappresenterebbe una specie di aiuto che viene dato a questo
movimento.
D. - Ma esiste una volontà comune e una speranza che questi colloqui
si concludano con la firma di una pace?
R. – La guerra alla fine ha colpito
le 4-5 milioni di persone che sono morte, gli sfollati e le migliaia di donne stuprate,
ma ha danneggiato anche lo sviluppo regionale di Paesi come Uganda, Rwanda, che aspirano
velocemente a una crescita economica. Quindi la pace - e questa è la consapevolezza
tardiva - alla fine conviene, conviene a tutti. Conviene al Congo, ma conviene anche
ai vicini del Congo. Dopodiché, le “scorie” di questa durissima e tragica guerra saranno
molto lunghe da cancellare. Ma questa consapevolezza penso che ormai cominci a emergere
e questo promette bene, nel senso che tradurre i motivi del contenzioso nella regione
in motivi di cooperazione non può che giovare.
D. - Si può sperare che questo
accordo scoraggi nuove azioni dei gruppi ribelli, che continuano a minacciare la stabilità
della regione?
R. - Tutto dipende dalla solidità dell’accordo regionale e soprattutto
dal fatto che nessuno dei Paesi della regione possa avere interesse ad aizzare una
ribellione: se la consapevolezza che io intravedo della pace, che è conveniente rispetto
alla guerra, dovesse crescere e rafforzarsi, i piccoli movimenti finiranno per essere,
anche lì, assorbiti in questo accordo regionale solido.