Mons. Zuppi: Papa Francesco ci aiuta a recuperare sobrietà e trasparenza
“Dove c’è l’inganno non c’è lo Spirito di Dio (…) La doppia vita di un cristiano fa
tanto male, tanto male!”: sono alcune delle parole dell’omelia pronunciata lunedì
da Papa Francesco alla Casa Santa Marta. “Tutti siamo peccatori, ma non tutti siamo
corrotti”, ha detto ancora, invitando ciascuno alla coerenza tra parole e vita, tra
azioni quotidiane ed esigenze del Vangelo. Un appello a non fare dunque come coloro
che da una parte rubano allo Stato e dall’altra si fanno benefattori della Chiesa.
Adriana Masotti ha chiesto a mons. Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di
Roma e assistente ecclesiastico della Comunità di Sant’Egidio, quale impressione abbiano
fatto su di lui queste parole:
R. – Un’ impressione
di parole molto opportune e molto vere, che ci aiutano a comprendere qualcosa che
spesso resta nel grigio e nell’ambiguità, come sempre è tutta l’ipocrisia, che ci
portiamo dietro tutti quanti, ed è l’ipocrisia per cui io regalo qualcosa alla Chiesa,
ma rubo allo Stato. E, invece questo, dice, è inaccettabile! Molte volte, al contrario,
sembra il modo con cui pensiamo o di metterci a posto la coscienza o di poter fare
qualunque cosa…
D. – Una ambiguità che non è soltanto il rubare allo Stato
e poi magari dare un’offerta alla Chiesa, ma si presenta spesso anche nella vita familiare,
nel lavoro…
R. – Mi sembra che la predicazione di questi mesi, cui ci ha abituato
Papa Bergoglio, ci parla di una grandissima misericordia: il Signore che aspetta,
che è paziente… Ma dice anche di un Signore che rivela quello che sei e, per certi
versi, proprio perché misericordioso, è ancora più diretto contro coloro che pensano
di portarsi via la misericordia senza volere il bene e senza aprirsi a Lui. L’incoerenza
è ciò che poi non permette la misericordia e per questo mi sembrano delle parole -
se vogliamo - anche molto severe, che danno un grandissimo senso alla stessa misericordia.
D. – E’ un discorso che tocca tutti noi, ciascuno nella sua vita, ma certo
chiama in causa anche ciò che spesso succede all’interno della stessa Chiesa – il
Papa ha parlato di preti corrotti – per non dire poi della politica, ecc…
R.
– Io credo che lo vediamo in tutti gli aspetti quanto ci sia bisogno di uomini veri,
trasparenti, capaci di dire parole che siano unite alla vita, parole che non siano
vuote. C’è una corruzione diffusa, che è quella poi che sappiamo colpire molto bene
negli altri e che sappiamo vedere così poco in noi, e che mi sembra richieda da parte
di tutti una grande attenzione, perché effettivamente la corruzione toglie delle possibilità.
Lo scandalo: a un certo punto tutto diventa sporco, non credo che ci sia più niente
di bello, di vero, di buono. Ed è una delle conseguenze più terribili per chi dà scandalo
in tanti modi. E’ qualcosa che ci deve interrogare tutti nella Chiesa. Credo che le
parole di Papa Francesco ci aiutino a recuperare un senso di serietà, di sobrietà,
di trasparenza, di cui abbiamo un grandissimo bisogno nella Chiesa, ma di cui c’è
anche un grandissimo bisogno in tutto il mondo.
D. – Già Gesù diceva: “Per
chi scandalizza è meglio che si metta al collo una macina e si butti nel mare”… Non
è una novità questa radicalità della coerenza di vita, eppure risentirlo oggi ci suona
quasi nuovo, inaspettato, forte. Perché?
R. – Perché mi sembra che le parole
di Papa Francesco siano assolutamente dirette alla condizione che viviamo ed è il
suo senso pastorale che glielo suggerisce: come sempre i pastori riescono a farci
capire la profondità del messaggio evangelico e insieme la sua l’attualità. Per cui,
ci illuminano sui nostri atteggiamenti: capiamo di più il Vangelo e capiamo anche
di più quello che siamo noi e quello che vivono gli altri intorno a noi.
D.
– Lei, nella sua giornata, si trova qualche volta a interrogarsi sulla coerenza o
meno di certe sue scelte e certi comportamenti?
R. – Molto spesso! Il problema
è, a mio parere, soprattutto quello della trasparenza: la conseguenza cioè tra i nostri
gesti e le parole che ascoltiamo e che vogliamo vivere. Molte volte ci troviamo tutti
nella condizione che non facciamo il bene che vogliamo e ci troviamo a fare il male
che, invece, non vogliamo. Ma tutto sta a comprenderlo, a cambiare, a farsi aiutare
e soprattutto a non percorrere la via che spesso sembra quella più facile, quella
cioè dell’ipocrisia. Il contrario dell’ipocrisia, però, non è una verità astratta
o giuridica: il contrario dell’ ipocrisia è l’amore da dare e da chiedere.