2013-11-12 15:48:00

Mons. Zuppi: Papa Francesco ci aiuta a recuperare sobrietà e trasparenza


“Dove c’è l’inganno non c’è lo Spirito di Dio (…) La doppia vita di un cristiano fa tanto male, tanto male!”: sono alcune delle parole dell’omelia pronunciata lunedì da Papa Francesco alla Casa Santa Marta. “Tutti siamo peccatori, ma non tutti siamo corrotti”, ha detto ancora, invitando ciascuno alla coerenza tra parole e vita, tra azioni quotidiane ed esigenze del Vangelo. Un appello a non fare dunque come coloro che da una parte rubano allo Stato e dall’altra si fanno benefattori della Chiesa. Adriana Masotti ha chiesto a mons. Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma e assistente ecclesiastico della Comunità di Sant’Egidio, quale impressione abbiano fatto su di lui queste parole:RealAudioMP3

R. – Un’ impressione di parole molto opportune e molto vere, che ci aiutano a comprendere qualcosa che spesso resta nel grigio e nell’ambiguità, come sempre è tutta l’ipocrisia, che ci portiamo dietro tutti quanti, ed è l’ipocrisia per cui io regalo qualcosa alla Chiesa, ma rubo allo Stato. E, invece questo, dice, è inaccettabile! Molte volte, al contrario, sembra il modo con cui pensiamo o di metterci a posto la coscienza o di poter fare qualunque cosa…

D. – Una ambiguità che non è soltanto il rubare allo Stato e poi magari dare un’offerta alla Chiesa, ma si presenta spesso anche nella vita familiare, nel lavoro…

R. – Mi sembra che la predicazione di questi mesi, cui ci ha abituato Papa Bergoglio, ci parla di una grandissima misericordia: il Signore che aspetta, che è paziente… Ma dice anche di un Signore che rivela quello che sei e, per certi versi, proprio perché misericordioso, è ancora più diretto contro coloro che pensano di portarsi via la misericordia senza volere il bene e senza aprirsi a Lui. L’incoerenza è ciò che poi non permette la misericordia e per questo mi sembrano delle parole - se vogliamo - anche molto severe, che danno un grandissimo senso alla stessa misericordia.

D. – E’ un discorso che tocca tutti noi, ciascuno nella sua vita, ma certo chiama in causa anche ciò che spesso succede all’interno della stessa Chiesa – il Papa ha parlato di preti corrotti – per non dire poi della politica, ecc…

R. – Io credo che lo vediamo in tutti gli aspetti quanto ci sia bisogno di uomini veri, trasparenti, capaci di dire parole che siano unite alla vita, parole che non siano vuote. C’è una corruzione diffusa, che è quella poi che sappiamo colpire molto bene negli altri e che sappiamo vedere così poco in noi, e che mi sembra richieda da parte di tutti una grande attenzione, perché effettivamente la corruzione toglie delle possibilità. Lo scandalo: a un certo punto tutto diventa sporco, non credo che ci sia più niente di bello, di vero, di buono. Ed è una delle conseguenze più terribili per chi dà scandalo in tanti modi. E’ qualcosa che ci deve interrogare tutti nella Chiesa. Credo che le parole di Papa Francesco ci aiutino a recuperare un senso di serietà, di sobrietà, di trasparenza, di cui abbiamo un grandissimo bisogno nella Chiesa, ma di cui c’è anche un grandissimo bisogno in tutto il mondo.

D. – Già Gesù diceva: “Per chi scandalizza è meglio che si metta al collo una macina e si butti nel mare”… Non è una novità questa radicalità della coerenza di vita, eppure risentirlo oggi ci suona quasi nuovo, inaspettato, forte. Perché?

R. – Perché mi sembra che le parole di Papa Francesco siano assolutamente dirette alla condizione che viviamo ed è il suo senso pastorale che glielo suggerisce: come sempre i pastori riescono a farci capire la profondità del messaggio evangelico e insieme la sua l’attualità. Per cui, ci illuminano sui nostri atteggiamenti: capiamo di più il Vangelo e capiamo anche di più quello che siamo noi e quello che vivono gli altri intorno a noi.

D. – Lei, nella sua giornata, si trova qualche volta a interrogarsi sulla coerenza o meno di certe sue scelte e certi comportamenti?

R. – Molto spesso! Il problema è, a mio parere, soprattutto quello della trasparenza: la conseguenza cioè tra i nostri gesti e le parole che ascoltiamo e che vogliamo vivere. Molte volte ci troviamo tutti nella condizione che non facciamo il bene che vogliamo e ci troviamo a fare il male che, invece, non vogliamo. Ma tutto sta a comprenderlo, a cambiare, a farsi aiutare e soprattutto a non percorrere la via che spesso sembra quella più facile, quella cioè dell’ipocrisia. Il contrario dell’ipocrisia, però, non è una verità astratta o giuridica: il contrario dell’ ipocrisia è l’amore da dare e da chiedere.







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