Sfuma l'intesa sul nucleare iraniano. Passi in avanti ma resta il ‘no’ di Franciae Israele
Accordo sfumato sul programma nucleare iraniano dopo il nuovo round di negoziati a
Ginevra fra la delegazione di Teheran e il gruppo di Paesi del 5+1 (Usa, Gran Bretagna,
Francia, Russia, Cina e Germania). Nonostante la ferma contrarietà al testo dell’intesta
espressa dalla Francia e da alcuni ambienti dell’amministrazione Usa, si registrano
progressi concreti nella trattativa che sarà ripresa il prossimo 20 novembre. Sentiamo
Marco Guerra:
“Abbiamo ridotto
le divergenze sulla strada di un accordo per garantire che l'Iran non si doti dell'arma
atomica”. Il segretario di Stato americano, John Kerry, si mostra comunque ottimista
al termine dei lavori a Ginevra, così come l’omologo brittanico, William Hague, che
ha parlato di “buone chance” di raggiungere un’intesa. Tuttavia fra le parti resta
la consapevolezza che non è fatta e che i colloqui sono “straordinariamente difficili”.
Rimane, infatti, la ferma contrarietà di Israele che martedì invierà a Washington
un suo ministro per incontri al Congresso, dove si allarga un fronte trasversale tra
repubblicani e democratici a cui il testo non piace. Ma stando alle indiscrezioni
della stampa confermate da alcuni post sui social network, sarebbe stato il ministro
francese, Laurentn Fabius, a far saltare l’accordo. La bozza secondo la Francia –
che ha molti interessi con le monarchie del golfo nemiche di Teheran - non impediva
di completare la centrale di Arak, in grado in futuro di produrre plutonio. Tra le
questioni da definire anche lo stock di uranio già arricchito. Ma proprio “l'arricchimento
sul suolo iraniano” è “la linea rossa” che “nessuno può sorpassare” ha avvertito il
presidente iraniano Rohani, intervenendo in parlamento dopo gli incontri di Ginevra.
Quindi, secondo diversi analisti, il negoziato riprenderà sulla possibilità di un
arricchimento dell'uranio limitato nelle concentrazioni.