2013-11-11 15:19:46

Conferenza Onu sul clima. Wwf denuncia: pochi fatti per ridurre i gas serra


Da lunedì al 22 novembre, convocati a Varsavia, in Polonia, i delegati di 195 Paesi per partecipare alla 19.ma Conferenza dell’Onu sul clima. Tanti ancora gli ostacoli da superare in questo annoso negoziato, avviato nel 1995, per arrivare ad un nuovo accordo globale, previsto a Parigi nel 2015. Roberta Gisotti ha intervistato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf, presente con una propria delegazione nella capitale polacca:RealAudioMP3

D. - Delusione, stanchezza e tanti interessi economici e politici, in questa trattativa estenuante per tutelare la salute dell’intero Pianeta. Dott. Bologna a che punto siamo del negoziato?

R. - Lei ha detto bene con questa sensazione complessiva di stanchezza e di delusione e di rimando, nel senso di rinviare delle decisioni che non riguardano soltanto la salute - come noi amiamo definire - del pianeta, ma anche la salute soprattutto degli esseri umani. Credo che l’evento del tifone nelle Filippine di questi giorni si aggiunga però ad una situazione ben nota a livello scientifico, perché noi sappiamo che purtroppo la dimensione di questi cicloni e di questi uragani - per quanto riguarda la potenza energica che stanno sprigionando - è andata aumentando. A fronte di questa conoscenza scientifica sempre più avanzata, c’è una inazione politica imbarazzante. Noi dobbiamo sostenere un negoziato che di fatto entro il 2050 deve arrivare almeno all’80% delle riduzioni delle emissioni. E questo significa che, globalmente, la popolazione umana che in quell’epoca sarà presente sulla Terra dovrà permettersi una massimo due tonnellate pro-capite annue di anidride carbonica e non oltre. E noi oggi siamo in una dimensione assolutamente fuori registro, perché gli Stati Uniti sono oltre 17 tonnellate pro-capite, il Regno Unito oltre 10, la Germania sopra le 9, in Italia siamo intorno alle 7. La Cina, che è diventato un grande emettitore di anidrite carbonica, ma che ovviamente spalma questa su oltre un miliardo e 300 milioni di persone, sta intorno alle 7 tonnellate pro-capite annue. La sfida che abbiamo di fronte è una sfida epocale: non si può rispondere a questa sfida epocale con l’attesa, il rimando e l’inazione politica.

D. - Quante volte abbiamo sentito invocare un cambiamento nelle politiche industriali, nei consumi di massa, negli stili di vita…

R. - Io credo che, da questo punto di vista, il negoziato sul clima sia un po’ emblematico, perché noi non possiamo permetterci di continuare ad avere una crescita materiale e quantitativa quando sappiamo chiaramente - e vi prego di credermi - che non c’è alcuno scienziato al mondo che ci dice che si possa continuare a utilizzare, trasformare e distruggere i sistemi naturali come stiamo facendo adesso. Stiamo eliminando la base stessa del nostro benessere e delle nostre economie: non esiste alcuna economia se non c’è uso di risorse naturali. E' necessario cambiare veramente, perché questo è il meccanismo che si vuole avviare col negoziato, com’era già il Protocollo di Kyoto, è la riduzione delle emissioni.

D. - Vogliamo ricordare a che cosa si devono queste emissioni, chi sono i principali imputati?

R. - I responsabili principali sono le industrie carbonifera e petrolifera: tutto quello che le industrie carbonifera e petrolifera trasforma in termini energetici per il comparto elettrico e per quello che riguarda il sistema dei trasporti. A questo, ovviamente, si aggiunge il cambiamento dell’uso del suolo, come noi abbiamo trasformato i sistemi naturali rendendoli sistemi agricoli da una parte o addirittura peggio ancora distruggendo il manto forestale, come avviene nelle foreste tropicali, bruciandole e che addirittura emettono anidride carbonica.

D. - Ci sono Paesi virtuosi e Paesi assolutamente inattivi su questo fronte?

R. - Diciamo che l’Europa sta rispettando abbastanza quelle che erano le indicazioni del Protocollo di Kyoto. Però, su un punto vorrei essere molto chiaro: in questo ambito non basta essere virtuoso dal punto di vista della sola efficienza energetica. L’efficienza energetica - come l’efficienza in tutti i campi per ottenere un input minore di energia e materie prime per produrre bene e servizi - è fondamentale. Ma se non la accoppiamo ad una dimensione di sufficienza - e a questo come sappiamo ci richiama moltissimo anche Papa Francesco - laddove sufficienza vuol dire vivere nei limiti di questo Pianeta, rispettando queste risorse anche nel principio di equità, perché non è possibile che qualcuno può inquinare di più, può consumare di più, mentre altri non sono neanche in grado di avere le basi essenziali della propria esistenza e quindi poter avere anche prospettiva di vita.

Ultimo aggiornamento: 13 novembre







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