Sovraffollamento carceri, il volontariato chiede misure alternative
"Dall'astronave
carcere il pianeta Terra si mantiene sempre assai distante, dato che la società dei
'normali' è in buona misura sordo-cieca nei confronti dei detenuti". La denuncia,
che illustra bene la causa principale della crisi del sistema carceri italiano, è
contenuta nel contributo che i detenuti di Regina Coeli hanno fornito al 46mo
Convegno nazionale delle associazioni del vontariato penitenziario, il Seac, svoltosi
a Roma, dall'8 al 9 novembre, sul tema 'I costi del carcere'. In un
contesto caratterizzato dal recente messaggio di Napolitano al Parlamento, con l'invito
a un gesto di clemenza per iniziare ad affrontare il sovrafollamento, e dal forte
riconoscimento del ruolo del volontariato arrivato dal ministro Cancellieri, i volontari
delle carceri italiane rivendicano un maggior coinvolgimento nella progettazione e
nei processi decisionali. "In carcere ormai manca ormai tutto, e si fa fatica a
far fronte ai bisogni più elementari dei detenuti - spiega Luisa Prodi, presidente
del Seac - mentre il volontariato è spesso chiamato a 'mettere una pezza' laddove
il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria non vuole o non riesce a intervenire.
Il nostro sistema carcerario soffre per mancanza di efficacia ed efficienza. Se l'obiettivo
della pena è il reinserimento sociale molto raramente viene centrato. Una scelta decisa
nella direzione delle alternative al carcere si impone con forza". "Bisogna anche
tener conto dei 'costi umani del carcere', in termini di violazione della dignità
delle persone", spiega il cappellano di Regina Coeli, don Vittorio Trani.
"Oggi il nostro carcere è popolato in gran parte da gente povera, per la maggior parte
stranieri, senza famiglia, né risorse. Questo è un mondo che, come ci insegna
Papa Francesco, ha bisogno d'amore di attenzione". (A cura di Fabio Colagrande)